L’imbroglione è dietro l’angolo, dilagano le Onlus tarocche

di Nicoletta Appignani

Si chiamano Onlus ma sono spesso una “sola”. Dalla beneficienza all’assistenza ai malati, dal soccorso agli animali alle adozioni a distanza, il mondo delle associazioni senza scopo di lucro è diventato terra di conquista per truffatori di ogni tipo. Senza nessun tipo di scrupoli. E così anche una tragedia come l’incendio della citta della scienza, a Napoli, può far scattare il raggiro. Sarebbero già in movimento pseudo gruppi per la raccolta di fondi destinati alla ricostruzione. Gruppi però sconosciuti al comune, tanto che ieri il direttore della Fondazione Idis Città della scienza, Luigi Amodio, ha lanciato l’allarme: “non date soldi a nessuno. Il codice bancario per i versamenti è reperibile solo e soltanto sul sito ufficiale”.

Negli ultimi anni in Italia le raccolte di fondi false sono nettamente aumentate. Banchetti di ogni tipo che raccolgono soldi tra la gente, a favore di comunità di recupero o bambini con gravi malattie. Peccato che i destinatari siano inesistenti o all’oscuro delle richieste di fondi.
A facilitare l’inganno è la presenza di volontari di cui è difficile accertare l’identità e la ramificazione delle associazioni a delinquere su tutto il territorio nazionale, anche attraverso l’utilizzo di Internet. Solo poche settimane fa i carabinieri hanno scovato un’organizzazione che operava stabilmente in 35 province e 93 Comuni. Imbroglioni che si presentavano porta a porta come volontari di associazioni benefiche, con tanto di “tariffario”, per aiutare bambini malati oncologici. E per rendersi credibili millantavano di collaborare con l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù, di cui utilizzavano abusivamente il logo.

Ma la cronaca quotidiana è piena di casi simili. Appena una settimana fa un’altra truffa è stata sventata dai carabinieri di Villa Castelli, in provincia di Brindisi, dove 5 persone, tra cui una minorenne, chiedevano un contributo economico per una tredicenne affetta da una grave patologia alla spina dorsale. La storia purtroppo era vera ma i soldi, anziché andare alla famiglia della ragazza, finivano nelle tasche dei sedicenti volontari. Al momento dell’arresto, solo il bottino dell’ultima giornata di “lavoro” era di 800 euro. Altro caso, tre giorni fa, a Fiumicino, dove due ragazzi di 21 e 24 anni sono stati sorpresi dalla polizia a chiedere donazioni in un centro commerciale, indossando come uniforme giubbotti gialli catarifrangenti e rilasciando accurate quanto false ricevute.
Ci sono poi i banchetti per le comunità di recupero. Anche in questo caso è facile “spillare” soldi. A Roma, solitamente in centro, è facile trovare tavolini dove sedicenti volontari chiedono firme e contributi “contro la droga”. Ma qui basta una domanda semplice per gettare nel panico gli “attivisti” e scoprire la truffa: “Che tipo di centro è? Residenziale? Semiresidenziale? (vale a dire un centro “solo diurno”. Raro trovare qualcuno che sappia rispondere.