L’inchiesta Anas si fa… strada. Spunta pure l’ex Dc Bonsignore

Dall'inchiesta sulle commesse Anas emerge che il potente ex deputato dell'ala andreottiana, Vito Bonsignore, si sarebbe rivolto a Verdini junior per i lavori sulla Orte-Mestre.

L’inchiesta Anas si fa… strada. Spunta pure l’ex Dc Bonsignore

Da una parte la scena muta davanti al gip degli indagati, dall’altra nuovi nomi nel taccuino dei procuratori. Nell’inchiesta sugli appalti Anas che sta scuotendo – e non poco – anche il governo Meloni, spunta ora anche il nome di un ex parlamentare. Parliamo di Vito Bonsignore, 80 anni. Anche lui sarebbe tra le persone indagate nell’inchiesta della Procura di Roma sulle commesse in Anas che ha portato, il 28 dicembre scorso, agli arresti domiciliari cinque persone tra cui Tommaso Verdini, figlio dell’ex parlamentare Denis anch’egli nel registro degli indagati.

Dall’inchiesta sulle commesse Anas emerge che il potente ex deputato dell’ala andreottiana, Vito Bonsignore, si sarebbe rivolto a Verdini junior per i lavori sulla Orte-Mestre

Nato a Bronte, cugino dell’ex senatore Pino Firrarello, Vito Bonsignore si è trasferito da giovane a Torino. Influente parlamentare della Dc ai tempi della Prima Repubblica, corrente Andreotti, finito nei guai durante Mani pulite, è stato eurodeputato di Udc e Pdl (partito di cui è stato anche fondatore), infine con Ncd, nonché socio di Banca Carige. Secondo le indagini Bonsignore si sarebbe rivolto alla società di Verdini per promuovere progetti relativi ad alcune opere infrastrutturali tra cui la Orte-Mestre e la Ragusa-Catania.

Bisogna tener conto, peraltro, che la Sarc del gruppo Bonsignore si era aggiudicata diversi anni fa il bando di project financing per costruire e gestire la superstrada Ragusa-Catania: e la sua azienda è stata proprietaria del progetto preliminare dell’opera fino al 2021, quando ha ceduto all’Anas il progetto della quattro corsie a pedaggi tra Ragusa e Catania incassando ben 36 milioni di euro.

Dalle carte dell’indagine e della Guardia di Finanza emergono, inoltre, altri favori che la “cricca” avrebbe garantito ad esponenti politici per ottenere gli appalti milionari dell’Anas. In particolare Tommaso Verdini, stando a quanto riportato anche ieri da vari quotidiani, si sarebbe speso per trovare i biglietti della Scala per il sottosegretario Federico Freni. “Verdini si è prodigato a trovare anche un alloggio in hotel, a prenotare la cena in un noto ristorante di Milano a favore del sottosegretario e acquistare dei biglietti per la Prima della Scala”, scrive la guardia di finanza.

In un’intercettazione ambientale di Denis Verdini definisce “tutta fuffa” l’inchiesta della Procura di Roma

Questo però non sarebbe l’unico link che terrebbe assieme monod degli affari e mondo della politica. In una delle informative della Guardia di Finanza, a cui i pm coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi hanno affidato le indagini, è citata una intercettazione ambientale di Denis Verdini che definisce “tutta fuffa” l’iniziativa giudiziaria dei magistrati capitolini, tutto nato perché “uno è Verdini, e in testa c’è Salvini”.

Tutto, poi, ruotava attorno a un sistema a quanto pare collaudato. Dalle carte dell’indagine emerge, per l’accusa, il “sistema” che faceva perno sulla società di lobbing Inver. A quest’ultima, gestita da Tommaso Verdini e Fabio Pileri alcuni imprenditori si sono rivolti per ottenere, in cambio di utilità, parte delle ricche commesse della società che si occupa di infrastrutture stradali e gestisce la rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale.

La Inver “facilitava” una serie di ditte nel partecipare e vincere, grazie all’accesso ad informazioni riservate, appalti con l’Anas potendo contare su due dirigenti ribattezzati in una intercettazione «i marescialli che presiedono il fortino», ai quali la “cricca” garantiva avanzamenti di carriera e conferme in posizioni apicali di Anas. Vedremo se le indagini sfoceranno anche in richieste di rinvio a giudizio.