L’Italia che combatte. La spesa dell’esercito fa boom: 25 miliardi nel 2018. Costi bellici in aumento del 4% rispetto al 2017

Non c’è spending review che tenga quando si parla di spesa militare. Nel 2018 spenderemo per le “pratiche belliche” ben 25 miliardi di euro, cioè l’1,4% del Pil. Parliamo di un aumento del 4% rispetto al 2017 che rafforza la tendenza di crescita avviata dal governo Renzi (+8,6 % rispetto al 2015). Questo è il quadro che emerge dal rapporto Milex 2018 presentato ieri alla Camera, alla presenza di Daniel Hoegsta, coordinatore della campagna Ican (International campaign to abolish nuclear weapons) insignita del Premio Nobel per la pace 2017. Il documento, redato dall’Osservatorio guidato da Francesco Vignarca, segnala la crescita nel 2018 del bilancio del ministero della Difesa (21 miliardi di euro, +3,4% in un anno, +8,2% dal 2015) e dei contributi del ministero dello Sviluppo Economico all’acquisto di nuovi armamenti (3,5 miliardi: +115% nelle ultime tre legislature) per i quali nel 2018 verranno spesi 5,7 miliardi (+7% nell’ultimo anno e +88% nelle ultime tre legislature). Tra i programmi di riarmo nazionale in corso, osserva Milex, i più ingenti sono le nuove navi da guerra della Marina, i nuovi carri armati ed elicotteri da attacco dell’Esercito, e i nuovi aerei da guerra Typhoon e F-35. E proprio sui fatidici caccia, il rapporto dedica un approfondimento che analizza, si legge, “costi effettivi (50 miliardi), reali ricadute industriali ed occupazionali, difetti strutturali e funzione strategica di questo sistema d’arma”. Un altro approfondimento riguarda poi i costi della “servitù nucleare” legata alle spese di stoccaggio e sorveglianza delle testate atomiche tattiche americane B-61 nelle basi italiane (23 milioni solo per l’aggiornamento delle apparecchiature di sorveglianza esterna e dei caveau contenti le venti B-61 all’interno degli undici hangar nucleari della base bresciana di Ghedi) e alle spese di stazionamento del personale militare Usa addetto e di mantenimento in prontezza di aerei e piloti italiani dedicati al “nuclear strike”. Un ato “inquietante”, come l’ha definito ieri Pippo Civati, che ha poi concluso: “Abbiamo anche individuato come possiamo reperire le risorse da destinare alle politiche sociali e ambientali: tagliando la spesa militare. Del resto, è bene ricordare, che la Costituzione italiana prevede il ripudio della guerra”.