Pur di compiacere Donald Trump, il governo di Giorgia Meloni è disposto a tutto. Anche a fermare gli investimenti cinesi nelle aziende italiane. L’idea dell’esecutivo, riportata dall’agenzia Bloomberg (che cita fonti vicine al dossier), è di mettere un freno alle partecipazioni di investitori cinesi nelle aziende considerate strategiche. Una mossa che ha un solo motivo: evitare tensioni con gli Stati Uniti. O, per dirla ancora meglio, compiacere ancora una volta Trump e mostrarsi alleati fedeli. E piegati a ogni diktat statunitense.
Il governo punterebbe sia sulle aziende private che su quelle partecipate e gli esempi riportati sono quelli di Pirelli e Cdp Reti. Nel caso di Pirelli parliamo di un gruppo di cui la società statale cinese Sinochem International Corp. detiene una partecipazione del 37%. Le fonti interpellate da Bloomberg spiegano che proprio la società che produce pneumatici è stata oggetto “di una potenziale restrizione delle vendite negli Stati Uniti a causa della proprietà cinese”.
L’Italia vuole frenare gli investimenti cinesi per compiacere Trump
Ragione per cui si è cercato “di limitare il ruolo di governance dell’investitore”. Roma, in sostanza, starebbe valutando opzioni che potrebbero portare l’investitore cinese a vendere. Una mossa che serve per allontanare la Cina, non tanto per salvaguardare gli interessi italiani quanto per schierarsi dalla parte di Trump. Complessivamente, sono circa 700 le aziende italiane che contano sul sostegno di investitori cinesi, ma in ogni caso il governo si concentra quasi esclusivamente su grandi gruppi e soprattutto su settori strategici come l’energia, i trasporti, la tecnologia e la finanza.
L’auspicio di Pechino, espresso da un portavoce del ministero degli Affari esteri cinese, è che la cooperazione in materia di investimenti tra i due Paesi possa non essere intaccata: “È reciprocamente vantaggiosa e non dovrebbe essere ostacolata da terze parti”. Il portavoce sottolinea come il governo cinese abbia sempre “sostenuto le imprese cinesi nella cooperazione internazionale sulla base di principi di mercato” e ora “auspica che l’Italia offra un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio per le imprese cinesi e tuteli efficacemente i loro legittimi diritti e interessi”. Ma i piani del governo Meloni sembrano essere molto diversi. A Pechino, a quanto sembra, si può rinunciare. Soprattutto per accontentare Trump.