L’Italia in vendita. Così tre colossi esteri vogliono papparsi tutte le nostre farmacie

I gruppi esteri non buttano via niente dell’Italia che va. Dopo decine di grandi aziende iI prossimo bersaglio sono le farmacie

La partita, ancora per qualche giorno, si disputerà dietro le quinte. Se la stanno giocando colossi americani e tedeschi, ma la platea delle ambizioni è anche più ampia. A scatenare interessi è il settore delle farmacie, che sta per essere “aperto” da quella norma del disegno di legge sulla Concorrenza che permetterà l’ingresso delle società di capitali. Momento salutare per il mercato o assist per i grossi capitali esteri? Intorno a questa domanda ruota il dibattito su un settore che sta attraversando una fase economica complicata. Ma le difficoltà delle farmacie, adesso, potrebbero trasformarsi in un bel business. Il contesto normativo è quello di un disegno di legge prodotto due anni fa dal Governo guidato da Matteo Renzi e ora fermo in Senato da otto mesi. All’interno è inserita una norma che consente alle società di capitali di entrare nelle farmacie nei limiti del 20% dei punti vendita regionali. Ma a chi interessa quello che in realtà è molto di più di un semplice pertugio? In prima fila c’è il colosso americano Walgreens Boots Alliance, che vede ai suoi vertici gli italianissimi Stefano Pessina e Ornella Barra.

Lobbying sfrenato – C’è chi dice che l’articolo del ddl concorrenza all’epoca sia stato scritto per loro, in cambio di 1 miliardo di investimenti in Italia. Un fatto è certo: Walgreens è un colosso mondiale che già oggi gestisce 13 mila farmacie in 11 Paesi. E può contare su una lobby molto efficace, a quanto pare portata avanti dalla stessa Barra. Consigliere di amministrazione delle Generali, la manager vanta entrature con il ministero dello sviluppo economico guidato da Carlo Calenda, dove spesso e volentieri i contatti vedono come terminali istituzionali Andrea Napoletano, segretario generale del Ministero, e Francesco Maria Cuccia, ex consulente di The Boston Consulting Group e Roland Berger, oggi a capo della segretaria tecnica del ministro. Nel Belpaese, peraltro, Walgreens controlla Alliance Healthcare Italia Spa, una società che ha in pancia 29 depositi e fornisce circa 9 mila farmacie. La questione della logistica non deve essere sottovalutata, perché spesso è il punto di partenza per chi a valle intende rilevare i punti vendita. Altro pretendente è Admenta Italia Spa. Parliamo di una società che oggi gestisce nel Belpaese 168 farmacie attraverso i marchi Lloyds e Farmacia comunale. Il tutto con una concentrazione soprattutto a Milano, Bologna, Parma e Prato. Ma di chi è Admenta Italia? Salendo la catena di controllo si scopre che dietro c’è il gruppo tedesco Celesio, che a sua volta fa capo all’americana McKesson, altra compagnia attiva in diversi paesi del mondo nella distribuzione dei farmaci. Peraltro Admenta in Italia si presenta come una vera e propria holding. Basti pensare che vanta quote tra il 77 e l’80% in società come Afm Spa di Bologna, Azienda farmacie milanesi Spa di Milano, Afm Cremona Spa, Farcosan Spa di San Giovanni Valdarno (Ar), Farmacie di Parma Spa, Farmacie Pratesi Pratofarma Spa e Lissone Farmacie Spa. In pratica parliamo dei vari veicoli societari di gestione dei punti vendita. Ma Admenta detiene anche il 100% della FarmAlvarion srl, la società del gruppo che gestisce le piattaforme logistiche. In ognuna di queste società ha un ruolo importante Domenico Laporta, vero factotum di Admenta. Ancora, intenzionata a sfruttare le potenzialità offerte dal ddl Concorrenza è la Cef – Cooperativa Esercenti Farmacia di Brescia, che nella città lombarda si trova a gestire 12 farmacie, di cui detiene l’80% del capitale. Ma la Cef può far leva su più di mille punti vendita associati nel Nord Italia. Insomma, sono questi i soggetti interessati all’“apertura” delle farmacie, quelli che potrebbero avere interesse a rilevarne le società in modo più o meno massiccio. A loro “vantaggio”, se così si può dire, gioca la difficoltà attraversata dal settore. Secondo i dati di Federfarma in Italia ci sono 18 mila farmacie, di cui 4 mila in difficoltà e mille a serio rischio di default. Molti esercenti potrebbero essere costretti a cedere l’attività. Altri potrebbero essere ben felici di farlo. Quel che è certo è che in attesa del via libera definitivo del ddl Concorrenza si sta vivendo una fase magmatica, nella quale non mancano alcune degenerazioni.

Furbetti all’attacco – Il mondo delle farmacie, soprattutto quelle in difficoltà economico-finanziaria, sta cominciando a segnalare la presenza di studi legali alquanto “aggressivi”, per usare un eufemismo. Offrendo consulenze per la ristrutturazione dei debiti, questi studi approfittano della situazione di difficoltà per presentare maxiparcelle che il più delle volte gli esercenti non riescono a pagare. Anche perché nel frattempo, nonostante le promesse miracolistiche, la situazione finanziaria delle farmacie coinvolte non migliora affatto. Ma c’è di più. In alcuni casi questi studi legali provano a incassare le parcelle facendo istanza di fallimento nei confronti degli esercenti, presentando a supporto parte della documentazione relativa ai debiti delle singole farmacie. Magari proprio quei debiti che gli avvocati in questione si erano offerti di inserire nel piano di ristrutturazione finanziaria. Insomma, il settore sta lamentando diverse manovre speculative che hanno l’obiettivo di raggranellare soldi facili mettendo definitivamente all’angolo gli esercenti. A Roma sono già partiti alcuni esposti con cui diverse farmacie hanno deciso di reagire a questo modus operandi. E l’andazzo è tale che su di esso l’attenzione nelle prossime settimane non potrà che restare massima.

Twitter: @SSansonetti