L’Italia spende poco e male, infrastrutture in ritardo cronico

Trascurate la costruzione e la manutenzione: Roma surclassata da Londra, Berlino e Parigi sulle infrastrutture.

L’Italia spende poco e male, infrastrutture in ritardo cronico

L’Italia spende poco (e male) per le infrastrutture. Ed è nettamente in ritardo sulla costruzione e la manutenzione di strade e servizi. I dati forniti dal rapporto Sussidiarietà e governo delle infrastrutture, realizzato dalla Fondazione per la sussidiarietà, evidenziano che Roma spende la metà degli altri grandi Paesi Ue.

Negli ultimi dieci anni gli investimenti nel settore sono stati pari allo 0,4% del Pil, ovvero meno della metà della Francia (0,9%). Netta la differenza anche con la Gran Bretagna (0,8%), la Germania (0,7%) e la Spagna (0,6%). Il rapporto sarà presentato in autunno e sottolinea come l’Italia, tra il 2010 e il 2020, abbia speso in totale per la costruzione e la manutenzione di infrastrutture di trasporto circa 98,3 miliardi di euro.

Contro, solo per dare un’idea della differenza, i 227 miliardi della Germania, i 223 della Francia e i 186 della Gran Bretagna. Meno di noi ha speso solamente la Spagna tra i big Ue, con 90 miliardi di euro, ma anche un Pil più basso di quello italiano. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, assicura un cambio di passo, ma per il momento i ritardi sono percepiti con chiarezza dai cittadini.

L’insoddisfazione per le grandi opere in Italia

Non a caso, infatti, proprio nel nostro Paese si registra il più basso grado di soddisfazione tra i 28 Paesi Ocse per quanto riguarda la condizione delle infrastrutture per i settori di trasporti, energia, telecomunicazioni. La media è del 38%, contro un 18% registrato in Italia.

Pensiamo che in Francia e in Germania la quota di utenti soddisfatti supera il 50%. Inoltre il 68% degli italiani ritiene che non sia stato fatto abbastanza per la realizzazione delle infrastrutture. Anche in questo caso il dato della media Ocse è migliore: 58%.

Sì alle infrastrutture, ma sostenibili

Altro aspetto evidenziato dal rapporto riguarda il fatto che gran parte degli italiani si muove con automobili private, segnalando anche una grande disparità di servizi tra Nord e Sud. Gli utenti, nel nostro Paese, hanno le idee chiare sull’importanza degli investimenti in infrastrutture: ben tre su quattro crede che possano contribuire alla crescita economica e alla creazione di nuovi posti di lavoro.

C’è, però, da considerare le necessità di modalità diverse rispetto al passato: i tempi sono cambiati. Come sottolinea il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, oggi le infrastrutture “devono essere realizzate in modo sostenibile e coinvolgendo i territori e i corpi intermedi che rappresentano la società civile”. Basta, insomma, alle opere “calate dall’alto”.