Sugli obiettivi i problemi sono minimi. Ma sulla spesa dei fondi del Pnrr l’Italia è in ritardo. E a confermarlo è la Corte dei Conti: nella sua relazione semestrale sull’attuazione del Piano di ripresa e resilienza bacchetta il governo e mette nel mirino soprattutto Matteo Salvini, denunciando che i ritardi maggiori riguardano proprio il settore dei trasporti, quello da lui guidato. I dati riguardano il secondo semestre del 2024 e, sottolineano i giudici contabili, tutti i 67 obiettivi in scadenza risultano conseguiti: il tasso di avanzamento è così del 54% nel percorso complessivo. Bene anche il fronte delle riforme (soprattutto per la regolazione dei contratti pubblici), ma c’è un problema non di poco conto: l’avanzamento finanziario “stenta a mantenere il ritmo prefissato”.
La spesa del Pnrr in ritardo
Alla fine del 2024, la spesa ha superato i 63,9 miliardi, ovvero circa il 33% delle risorse del Piano e solo il 73% di quelle programmate entro il 2024. Nell’ultimo anno, spiega ancora la Corte dei Conti, l’incremento della spesa è stato di 18,8 miliardi (un aumento del 12% sul 2023), ma è solamente il 44% di quanto previsto per il 2024 nel cronoprogramma aggiornato. Se consideriamo anche i crediti d’imposta, come il piano Transizione 4.0 e il Superbonus 110%, l’avanzamento della spesa andrebbe rivisto al ribasso, fermandosi al 21,9%. Ancora, sottolineano i giudici contabili, il 71% delle misure del Pnrr con una dotazione finanziaria registra uno stato di avanzamento di spesa che è al di sotto della soglia del 25%. E, ancora, quasi il 45% dei progetti non supera neanche il limite del 10%. Dati da cui “emerge con evidenza – secondo la Corte dei Conti – lo sforzo richiesto negli ultimi semestri del Pnrr a tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione delle iniziative progettuali, per assicurarne la finalizzazione nei tempi previsti”. Soprattutto, viene specificato, per gli interventi delle missioni “Inclusione e coesione” e “Salute”.
La Corte dei Conti bacchetta Salvini
Una delle maggiori criticità evidenziate dalla relazione riguarda i trasporti, ovvero il settore con il “minor tasso di realizzazione”, circa il 13%. Sotto accusa finisce il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Salvini. Il suo dicastero ha segnalato “complessità esecutive” che riguardano soprattutto le linee ad alta velocità al Sud e al Nord. Il ministero parla di “eventi imprevisti e imprevedibili di natura geologica” e di “criticità esogene” che potrebbero prolungare i tempi di realizzazione delle opere. A rilento i collegamenti ad alta velocità per i passeggeri del Mezzogiorno e quelli per le merci sulla linea Salerno-Reggio Calabria: la spesa sul totale del piano è solo del 3,54% contro l’8% previsto.
Sulla tratta Napoli-Bari, l’avanzamento è del 34,76% contro una previsione del 59%, Va meglio su altre tratte, come per il collegamento tra l’Italia e l’Europa del Nord o, restando al Sud, per la Palermo-Catania. Inoltre, spiega la Corte dei Conti, l’amministrazione ha anche sottolineato la necessità di modifiche su cui è in atto un confronto con le istituzioni Ue nell’ambito della prossima revisione del Pnrr. E così Salvini non può che finire nel mirino delle opposizioni. Andrea Casu, deputato del Pd, sottolinea come il ministro leghista abbia conquistato “un nuovo record di ritardi anche per quanto riguarda i cantieri, confermando il suo primato di peggior ministro dei Trasporti della storia repubblicana”.