“Lo spacca-Italia va fermato, non si svende l’unità del Paese”: parla Turco (M5S)

Parla il vicepresidente M5S Turco: "Dalla sanità alla scuola, il Mezzogiorno sarà penalizzato dall'Autonomia leghista".

“Lo spacca-Italia va fermato, non si svende l’unità del Paese”: parla Turco (M5S)

Oggi a Napoli ci sarà la manifestazione nazionale contro l’Autonomia differenziata. Mario Turco, senatore e vicepresidente del M5S, voi ci sarete?
“Noi aderiremo convintamente alla manifestazione contro il ddl Calderoli, che delinea un’autonomia iniqua, ingiusta e profondamente contraria all’unità e alla coesione del Paese, peraltro obiettivo fondamentale del Pnrr, grazie al quale nel corso del governo Conte II siamo riusciti a intercettare 209 miliardi di euro. Si vede che qualcuno ha dimenticato in fretta”.

La riforma Calderoli è stata ribattezzata Spacca-Italia.
“È un progetto che dice ipocritamente di voler subordinare il trasferimento di funzioni e relative risorse al preventivo finanziamento dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. Ma poi, facendo cadere la maschera, il Governo ha stabilito che il finanziamento dei Lep deve avvenire a saldi invariati di finanza pubblica. Questo significa semplicemente che un Governo che sta già praticando l’austerità, che ha accettato un’ulteriore austerità piegandosi al nuovo e assurdo Patto di stabilità Ue, non vuole e non può trovare nemmeno mezzo centesimo per finanziare i Lep, a meno di voler ammettere che per farlo deve tagliare servizi da qualche altra parte. A queste condizioni, su temi delicati come sanità, scuola, trasporti, energia, il Mezzogiorno rischia di vedere cristallizzati e ampliati i ritardi. La vera questione sono i residui attivi, ovvero i trasferimenti fiscali allo Stato che le Regioni del Nord vogliono trattenere. Solo la Lombardia ha surplus fiscali di oltre 40 miliardi”.

La premier Giorgia Meloni è leader di un partito che si chiama Fratelli d’Italia e che si dichiara nazionalista.
“Per tenere insieme una maggioranza, unita solo sulle poltrone, la premier ha accettato uno squallido baratto tra il premierato, che corrisponde a un suo personale interesse politico, e l’Autonomia, che invece corrisponde a un interesse particolare della Lega. Si barattano riforme che incidono sulla pelle di milioni di cittadini”.

La Conferenza delle Regioni ha lanciato l’allarme sul taglio di 1,2 miliardi dei fondi del Pnrr destinati alla sanità.
“Le Regioni finalmente lamentano ciò che il M5S ha denunciato sin dall’inizio della presentazione della cosiddetta ‘rimodulazione’ del Pnrr. Il Governo ha solo fatto il gioco delle tre carte: per tappare un buco ne apre altri tre o quattro. E così, per provare a rifinanziare i 13 miliardi di progetti Pnrr precedentemente definanziati, l’esecutivo ha deciso di prelevare parte delle risorse dal Fondo sviluppo e coesione, parte dal Piano complementare al Pnrr, parte da altri Fondi infrastrutturali. Alla fine resta comunque un conto salato in termini di tagli. E in questo caso a farne le spese sono soprattutto le risorse destinate dal Fondo complementare al rinnovamento degli ospedali”.

Meloni qualche giorno fa ha esaltato la sua riforma fiscale.
“Quello raccontato dalla Meloni è un Paese delle meraviglie fiscali totalmente immaginario, una proiezione della fantasia più sfrenata. Il Governo prova a vendere una presunta, nuova maxirateazione decennale delle cartelle fiscali, quando questa possibilità già esiste, da anni; prova a vendere la cancellazione delle cartelle dopo 5 anni, quando invece dopo 5 anni quei ruoli vengono semplicemente restituiti ai creditori originari, soprattutto i Comuni, ai quali viene quindi scaricata la patata bollente del recupero dei crediti; prova a vendere il racconto di un Fisco amico, quando nella realtà realizza un Fisco per gli amici, con norme di favore per i grandi contribuenti come quelle sull’adempimento collaborativo, o colpi di spugna come la depenalizzazione della dichiarazione infedele e degli omessi versamenti. Insomma, stiamo parlando di una non riforma che ha tradito tutte le attese. Il vero dato, che Meloni si guarda bene dal commentare, è che sul piatto restano i continui aumenti delle tasse e i tagli delle agevolazioni: aumento delle tasse sulla casa; aumento delle tasse sui pannolini; aumento delle tasse sugli assorbenti; aumento delle tasse sul latte in polvere; aumento delle accise sulla benzina, dopo la cancellazione degli sconti e alla faccia della promessa meloniana di abolire le accise stesse; tagli di una vasta serie di agevolazioni come l’Ace, Transizione 4.0, i crediti d’imposta a favore del Sud, le agevolazioni per i giovani sull’acquisto della prima casa”.

Voi avete presentato un’interrogazione su quelle che lei ha definito “le disastrose scelte contabili” del ministro dell’Economia.
“Il ministro Giorgetti, e tutto il Governo Meloni, sono gli unici responsabili dell’aumento del deficit in rapporto al Pil nel 2023, dal preventivato 5,3% all’attuale 7,2% stimato dall’Istat. Siamo di fronte a un catastrofico errore di previsione combinato a una forzatura contabile che tracima in una ‘falsa’ rappresentazione dei conti pubblici. Se il deficit nel 2023 è aumentato oltre le previsioni, si deve innanzitutto all’azzeramento della crescita del Pil del Paese, risprofondata allo zero virgola a causa delle (non) politiche economiche del Governo. Ma soprattutto si deve a un ‘trucco’ contabile del ministro Giorgetti, il quale ha imposto a Istat, nonostante le riserve di Eurostat, una contabilizzazione farlocca dei crediti d’imposta legati al Superbonus e ai bonus edilizi. Sperando di avere spazi fiscali futuri, Giorgetti ha voluto contabilizzare questi crediti come ‘pagabili’, ovvero totalmente compensabili con le tasse da pagare. L’intento era quello di scaricare il peso sugli anni di generazione dei crediti medesimi, in questo caso il 2023, anno peraltro contraddistinto da previsioni completamente sballate da parte dell’Esecutivo sul tiraggio delle agevolazioni edilizie. Peccato che tali crediti siano tutt’altro che ‘pagabili’, visto che con l’affossamento del Superbonus e del meccanismo di cessione dei crediti, il Governo non ha risolto il problema del loro incaglio e ha destinato moltissimi di questi crediti a non essere compensati con le tasse”.

Da elaborazioni Cer-Confesercenti è emerso che l’inflazione ha annullato la ripartenza dei redditi con una perdita di oltre 6 miliardi di euro rispetto al 2019.
“Siamo alla crescita zero; la produzione industriale è in calo da 11 mesi consecutivi; i consumi delle famiglie sono diminuiti dell’1,4% nel quarto trimestre 2023; i salari reali stanno calando, addirittura -4% nel settore privato; nel 2023 l’inflazione dei generi alimentari è stata del 9,8%. Il Governo ha abbandonato famiglie e lavoratori, altro che carrello tricolore”.