Lo Stadio della Roma non s’ha da fare. Ora a dire di no è la Soprintendenza: l’area va tutelata. E la Raggi tira un sospiro di sollievo

Ora a impedire che si realizzi il nuovo stadio della Roma, potrebbe essere il ministero dei Beni Culturali e più precisamente la Soprintendenza. Ecco perché

Ora a impedire che si realizzi il nuovo stadio della Roma, potrebbe essere il ministero dei Beni Culturali e più precisamente la Soprintendenza che ha comunicato al Comune di Roma l’avvio di dichiarazione di interesse culturale sull’ex ippodromo di Tor di Valle, perché secondo la Soprintendenzanell’area dell’ex ippodromo non possono essere costruiti edifici più alti dell’ippodromo stesso. “Si tratta dell’area indicata per la realizzazione dello stadio. Vi sono quindi nuovi elementi che incidono sulla valutazione e realizzazione del progetto che in queste settimane è oggetto di verifica da parte del Comune. Come abbiamo sempre detto, vogliamo che la Roma abbia uno stadio ma nel rispetto della legge”.

Poche parole, messe nero su bianco in una nota dalla sindaca Virginia Raggi. Poche parole con cui è difficile capire se la la prima cittadina stia tirando un sospiro di sollievo o incassando il no a un progetto di cui aveva sposato la realizzazione. In ogni caso, la dichiarazione scritta della Soprintendenza Archeologica del Comune di Roma rischia di segnare la fine del progetto dell’As Roma a Tor di Valle. Non solo: secondo La Repubblica, i Comitati tecnico scientifici del ministero dei Beni culturali hanno già annunciato il loro parere negativo al progetto, una posizione che verrà ufficializzata in sede di conferenza dei servizi.

Il vincolo ancora non c’è, ma la soprintendente Margherita Eichberg ha firmato l’avvio del “procedimento di dichiarazione di interesse culturale” per l’ippodromo. Il documento – che condensa le opinioni di archeologi, architetti e paesaggisti – è partito venerdì dal ministero dei Beni Culturali alla volta della sindaca Virginia Raggi e a Eurnova, la società del costruttore Luca Parnasi che possiede i terreni.

Oltre all’atto firmato dalla soprintendente, riporta Il Messaggero, nel dossier al vaglio della Conferenza dei servizi regionali finirà anche il parere di venti pagine che argomenta il no allo stadio al centro dell’accordo stipulato tra il club giallorosso e l’amministrazione Marino nel 2014. Quest’ultimo afferma che l’ippodromo realizzato nel 1959 per le Olimpiadi di Roma 1960 sulle cui tribune i romani andavano a guardare le gare di trotto rappresenta “un esempio rilevante di architettura contemporanea“. E in caso di costruzione di edifici che vadano a sostituire quelli esistenti “non dovranno essere superati l’altezza e la densità attuali“.