Lombardia, Monteduro: “Tra disoccupazione e lavoro povero gli Over 50 sono i più colpiti”

Parla il segretario Uil Milano e Lombardia, Salvatore Monteduro: "La vera sfida è contro la precarietà".

Lombardia, Monteduro: “Tra disoccupazione e lavoro povero gli Over 50 sono i più colpiti”

Salvatore Monteduro, segretario Uil Milano e Lombardia, sostiene che in regione più della metà dei disoccupati ha più di 50 anni: come ha ricavato questo dato?
“Specifichiamo subito che l’anno al quale il dato è riferito è il 2022, perché quelli relativi allo scorso anno saranno resi noti a marzo. I numeri sono quelli dell’Istat: i disoccupati over 50 in Lombardia sono 112.077 su un totale di 225.195 complessivi. C’è poi un altro dato che ritengo molto importante ed è quello che riguarda i lavoratori ultracinquantenni con un reddito inferiore a 15mila euro annui. Secondo l’osservatorio Inps del settore privato non agricolo, le unità censite in questo caso sono 249.052”.

Che lettura ne dà?
“Faccio due considerazioni. La prima è che c’è un target di popolazione nel mondo del lavoro che si trova ancora più in difficoltà rispetto al target complessivo, parlo di quei lavoratori classificati “poveri” per capacità reddituale. La seconda è che in Lombardia c’è un 16% dei lavoratori che come titolo di studio non supera la licenza di scuola media. Se andiamo a guardare il titolo di studio in possesso dei disoccupati, è il 39% che ha un livello di scolarizzazione che non supera la licenza media. Questo significa che sono soggetti che hanno un forte disallineamento delle competenze richieste dal mercato del lavoro”.

Come di può intervenire?
“Bisogna lavorare con politiche attive del lavoro e con corsi di formazione orientandoli verso progetti individualizzati. Quando si dice che le imprese hanno difficoltà a trovare lavoratori, penso a una figura ricercata nel nostro territorio come i camerieri. Un cameriere deve conoscere almeno una lingua straniera come l’inglese. Per chi ha la terza media non è facile ricostruire queste competenze, ma a volte ci ritroviamo con corsi di formazione che si equivalgono sia se sono orientati a un lavoratore con diploma di scuola media superiore, sia se sono rivolti a persone con la licenza media”.

Qual è la proposta della Uil?
“Serve ri-catalogare i percorsi di formazione, come sindacato stiamo insistendo con Regione Lombardia per cercare di fare un monitoraggio sui percorsi formativi per capire quanto effettivamente sono capaci di riallineare le competenze. Su alcuni temi come quello del lavoro povero e dei corsi di formazione siamo riusciti inserire nei recenti patti territoriali che le politiche attive dovranno riguardare non solo chi è nello stato di disoccupazione ma anche i lavoratori poveri ai quali il reddito non può permettere una vita dignitosa. I patti territoriali dovranno offrire un’opportunità di accrescimento delle competenze per permettere di restare nel mondo del lavoro e non essere espulsi. E magari dare un’opportunità di crescita dal punto di vista di un mercato del lavoro che è diventato molto più dinamico del passato”.

La Uil Lombardia ha lanciato la campagna “Precariato? No grazie”…
“In Lombardia si registra una forte precarizzazione dei rapporti di lavoro, sono contratti a termine nella maggior parte e contratti di part-time involontari. In quest’ultimo caso invece di una ricerca da parte del datore di lavoro di un lavoratore a 40 ore, viene ricercato personale per contratto di 20 ore. L’esempio classico lo abbiamo nell’ambito dei servizi di pulizia dove esistono contratti di lavoro individuali o addirittura con orario spezzato, tre ore te le faccio fare la mattina se lavori in un hotel e tre ore la sera. In questo caso non c’è solo il salario basso ma anche il problema di un orario spezzato che poi va ad incidere sulla conciliazione vita lavoro, Così spesso, soprattutto molte lavoratrici preferiscono rinunciare a 700 euro al mese per un part-time se comunque devono pagare una persona per gestire il figlio o hanno carichi familiari come l’assistenza a una persona disabile in famiglia. Secondo una ricerca, a fronte del 59% degli uomini che dedicano più di 8 ore al giorno alla propria professione, le donne si fermano al 40%”.