Su una cosa i Capi di Stato e di Governo Ue non si dividono. Ed è sul riarmo. I 27 hanno approvato le conclusioni sulla parte relativa alla difesa, in cui si “sottolinea la necessità di continuare ad aumentare in modo sostanziale la spesa per la difesa e la sicurezza dell’Europa” e di “investire meglio insieme, prendendo atto anche dell’impegno assunto al vertice Nato dagli Stati membri che sono anche membri della Nato”.
Benedicono dunque il target del 5% del Pil per le spese militari deciso al vertice Nato a L’Aja il giorno prima, sebbene il premier spagnolo Pedro Sanchez sia convinto di poter espletare i suoi obblighi col 2,1%.
La Russia non teme il target Nato del 5% del Pil per le spese in Difesa
L’aumento delle spese militari al 5% del Pil dei Paesi membri della Nato non avrà un impatto “significativo” sulla sicurezza della Russia, fa sapere intanto il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. L’Europa è spaccata su Israele. Ancora una volta a guidare il fronte delle sinistre è Sanchez.
“Non ha nessun senso che abbiamo portato avanti 18 pacchetti di sanzioni contro Mosca per la sua aggressione all’ Ucraina e poi l’Europa, in un doppio standard, non è capace nemmeno di sospendere un accordo di associazione con Israele dopo le sue continue violazioni di diritti umani”, ha insistito il premier spagnolo.
“A meno che l’Ue non faccia qualcosa di concreto oggi o nel giro di due settimane, allora ogni Stato membro, compresa la Slovenia e alcuni Paesi che la pensano come noi, dovrà fare i prossimi passi da solo. Siamo pronti a farlo non solo per dimostrare solidarietà, ma per fare pressione reale sul governo israeliano”, ha detto il premier sloveno, Robert Golob.
No di Roma e Berlino a misure contro Israele
Ma c’è il no di Paesi come Germania e Italia. “Il governo tedesco non ritiene che l’accordo di associazione tra l’Ue e Israele debba essere sospeso”, ha detto il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul. “Non siamo favorevoli alla sospensione degli accordi di collaborazione con Israele”, ha dichiarato la premier italiana Giorgia Meloni. Alla fine si opta per rinviare la decisione sulle sanzioni a luglio.
Solita melina su Tel Aviv: tutto rinviato a luglio
Nelle conclusioni il Consiglio europeo “prende atto della relazione sulla conformità di Israele all’articolo 2 dell’accordo di associazione Ue-Israele e invita il Consiglio a proseguire le discussioni su un seguito, se del caso, nel luglio 2025, tenendo conto dell’evoluzione della situazione sul terreno”.
E fonti europee fanno sapere che il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, sulla base del dibattito che si è svolto tra i 27 in seguito al rapporto presentato dall’alto commissario Kaja Kallas sulle violazioni dei diritti umani da parte di Israele a Gaza e in Cisgiordania, ha incaricato Kallas di “proporre possibili misure” in vista dal prossimo Consiglio Affari Esteri di luglio.
Nel resto delle conclusioni, i leader Ue ribadiscono la richiesta di un cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi. Si chiede inoltre di porre fine al blocco degli aiuti a Gaza. Sull’Iran la richiesta alle parti è di “dar prova di moderazione e ad astenersi da azioni che potrebbero portare a una nuova escalation”.
Ribadito che l’Iran non può dotarsi della bomba nucleare e che l’Unione europea “continuerà a contribuire a tutti gli sforzi diplomatici volti a ridurre le tensioni e a trovare una soluzione duratura alla questione nucleare iraniana, che può essere raggiunta solo attraverso negoziati”.
Su Kiev solito impegno ad armarla fino ai denti e sanzioni a Mosca, Budapest si sfila
Sull’Ucraina nulla di nuovo: rimane l’impegno ad armarla fino ai denti e a imporre nuove sanzioni alla Russia. “Il Consiglio europeo invita gli Stati membri a intensificare ulteriormente gli sforzi per rispondere alle urgenti esigenze militari e di difesa dell’Ucraina, in particolare per quanto riguarda la fornitura di sistemi di difesa aerea e anti-droni, nonché di munizioni di grosso calibro, al fine di sostenere Kiev nell’esercizio del suo diritto naturale alla legittima difesa e nella protezione dei suoi cittadini e del suo territorio dagli attacchi quotidiani sempre più intensi da parte della Russia”, si legge nelle conclusioni dedicate all’Ucraina adottate a 26, senza il sostegno di Budapest che si oppone anche all’avanzamento di Kiev nel percorso di adesione all’Ue.
“Ho informato la presidente della Commissione europea, per trasparenza, che domani (oggi, ndr) alla riunione degli ambasciatori, in cui deve essere presa una decisione sul 18esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, chiederemo un rinvio del voto. Altrimenti metteremo il veto”, ha dichiarato il primo ministro slovacco, Robert Fico.