L’ultima missione del vecchio dischetto

di Rosita Rijtano per La Repubblica

Sono sempre in allerta, cioè pronte al via, a esser sganciate. Su ordine del Presidente degli Stati Uniti d’America. Sono le 450 bombe nucleari che compongono l’arsenale dell’Air force, l’aeronautica militare statunitense, distribuite in tre zone, su cinque diversi stati federati. Venti volte più potenti della bomba di Hiroshima, non solo: in grado di uccidere milioni di persone se liberate sopra una città. A controllare in parte il loro decollo sono dei computer che acquisiscono i dati caricati su un floppy disk. Altro che Windows Xp.

Proprio così. Dietro il lancio di un grande razzo nucleare c’è nientemeno che un dischetto. Per la precisione, un grande dischetto da otto pollici di diametro. Il primo modello creato dall’ingegnere Alan Shugart nel 1967. Chi l’avrebbe mai detto? Quasi del tutto scomparsi dalle nostre scrivanie, superati da cd, dischi rigidi e penne usb, la tecnologia dei floppy in plastica resiste ancora negli ambienti militari. Una rivincita. A fare la curiosa scoperta è stata la giornalista americana della Cbs Lesley Stahl, in visita alla base E. Warren Air Force: cinque chilometri a ovest di Cheyenne, nel Wyoming. In superficie campi coltivati e piccole fattorie. Sottoterra una fitta ragnatela di cavi fortificati e pressurizzati. Una maglia capace di collegare i missili – incapsulati a settanta piedi di profondità e a decine di chilometri di distanza – agli edifici che controllano da remoto il corretto funzionamento di tutto l’arsenale. In particolare, la base ha a disposizione i Minuteman III, razzi balistici intercontinentali sviluppati nel 1969. E tre dispositivi di lancio. In Wyoming, Nebraska e Colorado.

Ci s’immagina tecnologie d’alta avanguardia, ambienti futuristici, computer di ultima generazione, con enormi capacità di calcolo, in grado di mille prodezze. Invece nulla di tutto questo. Anzi, il contrario. La maggior parte di hardware e software che si trova nel centro di lancio missilistico E. Warren risale infatti agli anni Sessanta e Settanta, quando le strutture per i Minuteman III furono costruite. Con l’obiettivo primario di resistere a un attacco nucleare. Nel corso degli anni la tecnologia dei razzi è stata più volte aggiornata. Ma non si può dire lo stesso delle basi di decollo. Basta guardare il cuore da cui potrebbe partire il prossimo attacco nucleare: tre interruttori e una chiave custodita in un forziere a doppia serratura, con combinazioni diverse conservate da due ufficiali diversi. Nessun grande pulsante. Nessuna connessione a Internet. Solo dei vecchi pc basati su quello che prima era conosciuto come lo Strategic Air command digital network, cioè un sistema di comunicazione tra computer militari, per cui sono ancora necessari i floppy disk. E sorpresa: sono proprio quei floppy, con su scritto “top secret”, a custodire le informazioni
necessarie per controllare la partenza di una delle armi più letali e pericolose del pianeta. In maniera però, sorprendentemente sicura.

“L’equipaggiamento è obsoleto”, ha detto Stahl. “Uno dei computer che potrebbe ricevere l’ordine di lancio da parte del Presidente usa i floppy disk. Quelli veramente vecchi e grandi”. Può sembrare un’assurdità, ma dietro al mancato rinnovamento, oltre a un problema di budget, sembra esserci un motivo legato ai pericoli di Internet. “Questi vecchi sistemi – ha spiegato il Generale maggiore Jack Weinstein, comandante delle forze ICBM (Intercontinental Ballistic Missile) – ci garantiscono, direi, una grande sicurezza, quando si parla di alcuni problemi informatici che in questo momento ci sono nel mondo”. Insomma, a quanto pare non c’è niente di meglio dei vecchi dischetti, dei vecchi pc scollegati dalla grande Rete, per aggirare gli attacchi dei cyber criminali: terroristi 2.0, pronti a intrufolarsi nel sistema, rubare dati e informazioni, o persino dare il via al lancio di un missile provocando un disastro nucleare. “Qualche anno fa – prosegue Weinstein – abbiamo fatto un’analisi completa dell’intero network. Gli ingegneri informatici hanno scoperto che il nostro sistema è del tutto integro ed estremamente sicuro nella maniera in cui è costruito”.

Certo, non ci sono solo gli aspetti positivi. I floppy, come tutti i supporti magnetici, rischiano di deteriorarsi con il tempo. C’è di più: ci sono porte non funzionanti e il vecchio sistema telefonico rende persino difficile agli ufficiali, che in turni da 24ore devono
rimanere a guardia delle armi, comunicare tra loro o con la loro base. “È orribile. Non riesci a sentire la persona dall’altra parte della linea”, ha rivelato uno di loro. Non a caso proprio lo scorso anno l’Air Force ha commissionato uno studio per un restyling della base missilistica, mentre quest’anno si sta preparando a spendere 19 milioni di dollari per il rinnovo delle centrali che controllano i lanci. Non è finita: i militari hanno anche chiesto ben 600 milioni di dollari per altri miglioramenti. Il costo, circa, di 600 milioni di floppy disk.