La battaglia legale tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte potrebbe presto riaccendersi. Dopo circa sei mesi dal voto dell’assemblea costituente del Movimento 5 Stelle, che ha cancellato il ruolo del garante, il fondatore del M5S sembra pronto a una “azione legale” proprio con l’obiettivo di tornare in possesso del simbolo e del nome di ciò che lui stesso ha fondato.
Ma quali possono essere le conseguenze? Cosa rischia Conte e perché, comunque, la battaglia di Grillo è tutt’altro che semplice? E, ancora, quali potrebbero essere gli effetti da un punto di vista politico di un’eventuale scissione ancora più dolorosa?
Il futuro del M5S, a chi appartiene il simbolo
Secondo l’avvocato Lorenzo Borrè, come spiega Il Sole 24 Ore, il simbolo appartiene al fondatore e al garante (quindi Grillo) tramite l’Associazione Movimento 5 Stelle. A dimostrarlo ci sarebbe una sentenza del 2021 della Corte d’appello di Genova, secondo cui il nome e il contrassegno originale appartengono “esclusivamente a Grillo”. L’ex garante sarebbe quindi “unico titolare dei diritti d’uso” del contrassegno.
I 5 Stelle hanno rescisso il contratto per il quale Grillo riceveva (per la comunicazione) 300mila euro. Ma resta una scrittura privata con cui lo stesso fondatore si impegna a non muovere “alcuna contestazione” per l’uso di nome e simbolo al Movimento, anche in caso di modifiche future.
In cambio aveva la manleva garantita dal Movimento per sollevarlo dalle conseguenze patrimoniali di eventuali cause giudiziarie. Se andasse in tribunale, Grillo rinuncerebbe – spiega ancora Borrè – a questa manleva. E la scrittura, ricordiamo, dimostrerebbe che nome e simbolo sono di Grillo.
Conte, dal canto suo, punta sulla giurisprudenza recente: l’interpretazione più diffusa è quella secondo cui i simboli dei partiti non vanno considerati come dei marchi aziendali, ma sono ritenuti di appartenenza della comunità di iscritti e simpatizzanti. Non di un fondatore, insomma.
Quanto vale Grillo nei sondaggi
Oltre alla guerra legale, potrebbe poi scattare anche quella politica. Grillo, infatti, potrebbe anche decidere di dar vita a una nuova forza politica. E se così accadesse, ci sarebbe già una stima dell’effetto sui voti del Movimento, effettuata da Antonio Noto dopo il voto della costituente.
Se esistessero due partiti – uno di Conte uno di Grillo – il 30% degli elettori M5S sceglierebbe l’ex garante. Portando quindi via voti a Conte. Ovviamente quel sondaggio risale a diversi mesi fa e la situazione potrebbe essere già molto diversa. Inoltre la scelta, ai tempi, riguardava due ipotesi molto generiche, senza considerare diverse incognite: dal simbolo del Movimento ai nomi che potrebbero affiancare Grillo in questa eventuale avventura politica.