Macron riunisce 35 leader per l’Ucraina, ma Putin chiude la porta alla pace

Macron riunisce 35 leader della Coalizione dei Volenterosi per l’Ucraina, ma Putin chiude la porta alla pace

Macron riunisce 35 leader per l’Ucraina, ma Putin chiude la porta alla pace

Strette di mano, abbracci e volti sorridenti. È iniziata così la riunione all’Eliseo, in Francia, della Coalizione dei Volenterosi sull’Ucraina, dove i 35 leader partecipanti, alcuni in presenza e altri in videoconferenza, hanno discusso delle garanzie di sicurezza da fornire, in caso di fine del conflitto con la Russia, all’ex repubblica sovietica.

Peccato che si tratti di poco più che una passerella dei Volenterosi, in quanto, proprio in contemporanea con il vertice, da Mosca hanno allontanato la pace facendo sapere di non essere disposti ad accettare decisioni prese senza il loro consenso.

Da Macron a Starmer, ecco i leader presenti alla riunione della coalizione dei Volenterosi

All’incontro all’Eliseo, oltre al presidente francese Emmanuel Macron che ha presieduto i lavori, hanno preso parte: il premier britannico Keir Starmer; l’inviato americano di Donald Trump, Steve Witkoff; il premier belga Bart De Wever; la premier danese Mette Frederiksen; il presidente finlandese Alexander Stubb; il primo ministro olandese Dick Schoof; il presidente del Consiglio polacco Donald Tusk; il presidente ucraino Volodymyr Zelensky; il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa; la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

Collegati in videoconferenza, invece: la premier Giorgia Meloni, il premier albanese Edi Rama, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier australiano Anthony Albanese, il premier bulgaro Rossen Jeliazkov, quello canadese Mark Carney, il presidente cipriota Nikos Christodoulidis, il premier croato Andrej Plenković, il capo del governo spagnolo Pedro Sánchez, la premier estone Kristen Michal, il premier greco Kyriakos Mitsotakis, il premier irlandese Micheál Martin, quello giapponese Shigeru Ishiba, la premier lettone Evika Siliņa, il presidente lituano Gitanas Nausėda, il premier lussemburghese Luc Frieden, il montenegrino Milojko Spajić e il premier norvegese Jonas Gahr Støre.

Le dichiarazioni dal vertice

Aprendo il vertice, Macron ha spiegato che l’incontro avrebbe “consentito di finalizzare delle garanzie di sicurezza robuste per l’Ucraina”, auspicando che il Cremlino le avrebbe poi accolte con favore. Parole a cui hanno fatto seguito quelle del presidente del Consiglio europeo Costa, che ha detto: “La sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza dell’Europa e oggi stiamo trasformando l’impegno in azione. Stiamo realizzando un piano per garantire una pace giusta e duratura”.

Soddisfatto anche Zelensky, che ha affermato che con l’incontro “stiamo dando concretezza alle garanzie di sicurezza a lungo termine per l’Ucraina e garantendo già ora il supporto alle nostre Forze di Difesa ucraine”. Insomma, a parole sembra essere un successo. Peccato che non sia tutto rose e fiori come lascerebbe pensare il fatto che l’inviato americano di Trump, Steve Witkoff, come fanno sapere dall’Eliseo, “ha partecipato a una parte dei lavori della Coalizione dei Volenterosi ed è intervenuto davanti a tutti i capi di Stato e di governo presenti” ma “ha dovuto lasciare la riunione per un altro impegno”. Riunione da cui non sono uscite nuove proposte salvo l’apertura all’invio di armi a lunga gittata e all’invio di truppe di peacekeeping.

Botta e risposta con Mosca

Che la pace sia ancora lontana lo pensa soprattutto Donald Trump che, in un’intervista alla Cbs prima dell’inizio del vertice, aveva messo le mani avanti abbandonando il suo proverbiale ottimismo su una conclusione diplomatica. Il tycoon, infatti, ha detto di aver “seguito la situazione (del conflitto ucraino)” e di averne “parlato con il presidente Putin e il presidente Zelensky. Penso che qualcosa succederà, ma non sono ancora pronti (per la pace)”.

Una dichiarazione oltremodo pessimista che poi è stata confermata dal Cremlino, con il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin, che commentando il vertice dell’Eliseo ha dichiarato: “Ci dispiace constatare che Kiev e i suoi sponsor europei non hanno ancora la volontà di cercare soluzioni pacifiche alla crisi”.

Ancor più dura la portavoce del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha rigettato le proposte provenienti dalla Francia, sostenendo che “le garanzie di sicurezza richieste dall’Ucraina rappresentano una minaccia per il continente europeo e sono assolutamente inaccettabili”. Poi ha rincarato la dose, affermando che “le idee del leader di Kiev, che sono essenzialmente una copia carbone delle iniziative degli sponsor europei – non degli sponsor, ma del partito europeo della guerra, come abbiamo già detto più di una volta – sono assolutamente inaccettabili. Mirano a preservare l’Ucraina come trampolino di lancio per il terrore, per le provocazioni contro il nostro Paese”, ribadendo il no categorico – più volte evocato da Vladimir Putin – allo schieramento “di militari stranieri in Ucraina”.