“Mafie attive sin dagli anni Ottanta, ma la Lombardia è senza anticorpi”: parla il fondatore di WikiMafia Farina

Parla il fondatore di WikiMafia Farina: "Mafie attive dagli anni Ottanta, ma la Lombardia è ancora senza anticorpi".

“Mafie attive sin dagli anni Ottanta, ma la Lombardia è senza anticorpi”: parla il fondatore di WikiMafia Farina

Pierpaolo Farina, fondatore e presidente di Wikimafia e da una settimana membro del Comitato tecnico e scientifico antimafia di Regione Lombardia, domenica la trasmissione Report ha puntato i fari sulle mafie in regione dove, seconda una recente inchiesta della Procura, ‘ndrangheta, camorra e Cosa nostra sarebbero federate in un unico consorzio mafioso…
“Se si va a vedere la storia delle organizzazioni mafiose in Lombardia, si scopre che queste collaboravano già negli anni 80, Cosa nostra aveva Milano città e la ‘ndrangheta l’hinterland milanese, mentre alcune roccaforti erano di Cosa nostra. Agli inizi degli anni 70 Trezzano sul Naviglio, ad esempio, era diventata la base logistica dei sequestri di persona. Una stagione adesso rimossa quella dei sequestri, ma risale a quel periodo la scelta di togliere i cognomi dai citofoni, cominciata in un primo tempo per timore del terrorismo rosso, poi per paura proprio dei rapimenti. Cosa Nostra ha poi scelto di entrare nel traffico internazionale degli stupefacenti e lasciato il posto alla ‘ndrangheta. Tanto che lo stesso Silvio Berlusconi si mette in casa un mafioso di Cosa Nostra per evitare di essere sequestrato dalla ‘ndrangheta”.

Report ha parlato di un sistema criminale che negli ultimi anni è riuscito a infiltrare settori economici e finanziari strategici del territorio milanese, entrando in contatto con alcuni tra i politici lombardi più in vista di Fratelli d’Italia che attualmente ricoprono incarichi al governo e nelle istituzioni europee. Chi sono oggi i referenti politici delle mafie in Lombardia?
“Prima il rapporto con le organizzazioni mafiose era un rapporto che azzarderei a definire “aristocratico” perché mantenuto da piccole élite di persone del mondo della finanza o della politica. Nel momento in cui il tessuto industriale lombardo si è frammentato, abbiamo assistito a una “democratizzazione”: a rapportarsi con le organizzazioni mafiose non c’è più solo il grande politico o il grande imprenditore. Mi viene in mente il caso di un comune in provincia di Varese, dove il sindaco, proprio in una intervista a Report il sindaco aveva ammesso di aver preso i voti della ‘ndrangheta e poi si era messo in giunta la figlia del boss”.

La Lombardia ha gli anticorpi per resistere alle infiltrazioni mafiose?
Negli anni non lo ha dimostrato, solo a partire dal procedimento “Infinito” nel 2010 si è cominciata ad avere una risposta del mondo civile, delle professioni e delle imprese, per cui oggi c’è una maggiore consapevolezza su questi fenomeni. Purtroppo ci sono imprenditori che ritengono che l’unica responsabilità dell’impresa è fare profitti. Mutuato in politica, l’obiettivo è quello di prendere voti e conquistare il potere. Se questi voti, questi soldi, o profitti me li fa fare una organizzazione mafiosa dal punto di vista etico, valoriale non me ne frega assolutamente niente. C’è una società civile che prova a resistere ma il tema è poco sentito, basta vedere come a livello regionale nell’ultimo bilancio abbiano tagliato le risorse per le politiche antimafia”.

L’altro giorno è stato lanciato l’allarme sull’invasione delle mafie nei terreni agricoli, partendo dal numero di beni sequestrati. Ma quali sono in Lombardia i settori più a rischio di infiltrazioni mafiose?
“La logistica sicuramente, soprattutto con l’esplosione che ha avuto l’e-commerce. Le organizzazioni mafiose alla fine seguono gli andamenti di mercato, ma un dato va sottolineato: sono tutte attività a basso contenuto tecnologico. Più è alto il know-how tecnologico, più serve una specializzazione tecnica, meno è probabile il rischio. Nessuna mafia, fino a oggi, ha pensato di investire nel biotech.

Il patto tra mafie potrebbe sciogliersi, fino a quando reggerà la pax mafiosa?
“In realtà dura da almeno 40 anni. Non hanno alcun interesse a farsi la guerra, attirerebbero l’attenzione, l’unico omicidio di mafia dai tempi di Crimine infinito è accaduto a Buccinasco un paio di anni fa. La tesi della procura è che dalla Calabria sia arrivato l’ordine: omicidi in Lombardia non si fanno più”.