Magistrati onorari alla fame per la pandemia. Le organizzazioni di categoria tornano a chiedere sostegni al Governo

Grazie al loro lavoro larga parte degli uffici giudiziari evitano il completo collasso ma, dopo tante promesse, continuano ad essere privi di tutele e costretti a tirare avanti con retribuzioni misere. I magistrati onorari, precari della giustizia, sono da sempre alle prese con mille difficoltà, in attesa di una vera riforma che per loro non arriva e sono stati dimenticati anche in piena emergenza coronavirus. “L’impatto dell’emergenza sanitaria sulla categoria dei magistrati onorari ha assunto connotati preoccupanti che in pochi vogliono davvero fronteggiare”, assicura il giudice Anna Puliafito, impegnata nelle organizzazioni di categoria e che da tempo cerca di far avere un minimo di dignità alle toghe non di carriera.

La sospensione dalle attività giudiziarie è stata totale dal 9 marzo all’11 maggio. Una delle tante misure prese per frenare l’avanzata del Covid-19 ed evitare così che i tribunali potessero trasformarsi in luoghi di rapida diffusione del virus, considerando anche le strutture in cui operano magistrati, amministrativi e avvocati e dove quotidianamente si riversa un alto numero di cittadini. Niente assembramento. Seppure nel segno del diritto. Ma anche in questo caso a pagare il prezzo più alto sono stati giudici e pm onorari.

“Il cottimo, da sempre osteggiato dalla categoria per i suoi tratti di precarietà – specifica il giudice Puliafito – oggi, rivela tutta la sua crudeltà nella ingiusta privazione totale degli emolumenti, legati all’espletamento delle udienze, sospese totalmente sino all’11 maggio, e solo sporadicamente riprese in alcuni uffici, ma certo niente affatto rientrate nell’ambito di una normalità impossibile almeno sino a dicembre prossimo”. Problemi del resto le toghe precarie li hanno avuti anche con gli aiuti disposti dal Governo. I 600 euro sono stati previsti per tre mesi e molti uffici li avrebbero negati nel terzo mese. Abbastanza per far ritenere agli onorari che il loro datore di lavoro, lo Stato, si è ancora una volta dimenticato dei suoi servitori. In particolare nell’atteso Decreto Rilancio.

Il giudice Puliafito precisa infatti che la categoria è stata completamente estromessa da ogni sussidio, nonostante nella maggior parte dei tribunali forse sino a dicembre le attività remunerate saranno assai scarse se non nulle. “Al contrario – evidenzia la rappresentante della categoria – cospicua è la richiesta di lavoro che viene imposta ai magistrati onorari fuori dalle attività retribuite, giacché anche solo la gestione delle udienze cartolari e la predisposizione e scelta dei nuovi calendari con tutti gli adempimenti conseguenziali costituiscono un dovere ossessivo cui provvedere totalmente gratuitamente e spesso senza i necessari spazi di lavoro, e strumenti come pc aggiornati dei relativi software, che devono a volta essere gelosamente custoditi per impedire che qualche solerte funzionario li affidi ad una cancelleria”.

Ai professionisti insomma è stato aumentato il sussidio mensile per il mancato guadagno e ai magistrati, che il Fisco parifica ai professionisti, niente. Nonostante proprio i magistrati, come sempre hanno fatto, dovranno poi far fronte all’enorme mole di lavoro accumulatasi negli uffici giudiziari. Tutte le associazioni di categoria chiedono quindi che sia riconosciuto alle toghe precarie il contributo di 1500 euro al mese sino al termine della emergenza sanitaria. “Non solo per la sopravvivenza propria ma anche della giustizia”, conclude la Puliafito.