Mai più un altro Morandi. Genova volta pagina ma la ferita resta aperta. Inaugurato il nuovo ponte San Giorgio. La città aspetta giustizia per i 43 morti

Frecce tricolori, squilli di trombe e le massime cariche dello Stato per il taglio del nastro del nuovo ponte di Genova. Completato in 15 mesi di lavori no-stop è stato riconsegnato alla città capoluogo della Liguria in tempi record e con una cerimonia in pompa magna a cui ha partecipato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Ma non è una festa, pensiamo ai morti”, ha tenuto a sottolineare il governatore della Liguria, Giovanni Toti. A quasi due anni di distanza dal crollo il ricordo delle vittime. Era il 14 agosto quando un tipico temporale estivo con piogge e vento forti si era abbattuto su Genova.

Nulla di nuovo per la città portuale abituata alle intemperie. Fino a quando, nel bel mezzo della mattina, un tratto di ponte lungo 250 metri, insieme al nono pilone, cede, causando la morte di 43 persone. Una tragedia forse neanche così imprevedibile per i genovesi, che negli anni hanno visto il ponte Morandi subire continui interventi di “manutenzione” e lavori. “Un ricordo affettuoso nei confronti delle vittime e un monito ai principi e ai valori che devono ispirare la nostra azione di governo: proteggere le persone che si muovono”. Così ha dichiarato il ministro Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli, nel giorno dell’inaugurazione. Ha sottolineato l’obiettivo della sicurezza: “Con questa giornata noi ricordiamo che a causa di una serie di inefficienze sono morte 43 persone”.

Ma il ponte Morandi, oggi nuovo ponte Genova San Giorgio, “fatto di acciaio e forgiato dal vento” come lo ha descritto l’architetto Renzo Piano che lo ha disegnato, è al centro dell’attenzione politica. Proprio in queste ore, infatti, si sta definendo un’altra importante partita: l’ingresso di Cassa depositi e prestiti (Cdp) nella società gestore. Ed ecco un piccolo intoppo. Autostrade per l’Italia (Aspi), infatti, è formalmente e sostanzialmente ancora detenuta all’88 per cento da Atlantia, la holding della famiglia Benetton, in attesa dell’ingresso effettivo di Cdp. Il nuovo viadotto San Giorgio, fresco fresco di lavori, è stato, quindi, restituito di fatto alla famiglia Benetton dalla gestione commissariale.

Un piccolo imprevisto anche se la direzione politica è chiara. Atlantia si appresta a diluirsi nel gestore, ma la firma del memorandum con Cdp, in procinto di convertirsi in socio di controllo, non è arrivata entro i tempi stabiliti, o meglio auspicati, cioè la riconsegna ed inaugurazione del ponte. Si attende domani al ministero delle Infrastrutture il via libera allo schema di atto aggiuntivo da allegare alla Convenzione previo passaggio all’Avvocatura dello Stato. Un passaggio obbligato che farà slittare la firma del memorandum d’intesa sulla nuova concessione. Che, nel week end passerà al vaglio dei tecnici dell’Authority dei Trasporti.

Un rinvio che, invece, non impedirà, sempre domani, il tavolo per la definizione degli aspetti tecnici: l’aumento di capitale preliminare e riservato alla Cassa, vendita diretta del 22 per cento di Aspi ad investitori graditi a Cdp, scissione e quotazione in Borsa. Al termine del percorso, i Benetton resteranno in Autostrade con una quota dell’11 per cento, che potrebbero poi vendere sul mercato. “Credo che l’impianto che stiamo definendo in questi giorni – ha detto il ministro De Micheli – vada esattamente nella direzione richiesta dalle famiglie delle vittime”.