Manovra con il buco. Mancano all’appello 15 miliardi di coperture

Incompleto il testo della Manovra inviato dal Governo all'Ue. M5S all'attacco: numeri in libertà.

Non è soltanto per la mancanza di coraggio e di equità sociale nelle scelte – dai pochi spiccioli in busta paga derivanti dal taglio del cuneo fiscale alle modifiche punitive sul meccanismo di indicizzazione delle pensioni – che la Manovra finisce in un vortice di critiche da parte delle opposizioni. Per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, queste sono ore frenetiche per cercare di far quadrare il cerchio sulle coperture che risulta un rebus tutto da risolvere.

Incompleto il testo della Manovra inviato dal Governo all’Ue. M5S all’attacco: numeri in libertà

Nelle tabelle del Documento programmatico di bilancio, inviato a Bruxelles, oltre agli oltre 20 miliardi in deficit sono le pensioni la principale voce di copertura esplicitata. Il pacchetto previdenziale permette un risparmio di circa 1,6 miliardi l’anno prossimo. Dal reddito arrivano circa 730 milioni e il taglio del Superbonus vale poco meno di 300 milioni.

Nelle tabelle compaiono poi altre voci con impatto positivo sui conti denominate “altre entrate/coperture” per 6 miliardi ed “altre spese/coperture” per 9 miliardi, per un totale dunque, tra tasse e risparmi di spesa, di circa 15 miliardi. Peccato però che le fonti di entrata non vengano dettagliate, nemmeno gli extraprofitti, già citati dal governo e quotati circa 6 miliardi.

Dalla rivalutazione di beni e partecipazioni aziendali dovrebbe derivare, stando alle stime fornite dal Mef, poco più di 1 miliardo di euro. Ma sulla norma, anche in questo caso non ci sono dettagli. Alle grandi voci segnalate – stretta al reddito, previdenza -, da quel che se ne deduce dalla bozza circolata, si affiancano una serie di micro-tasse che si ipotizza contribuiranno a coprire le voci di spesa. I rincari delle sigarette tradizionali (circa 20 centesimi a pacchetto), delle e-cig e del tabacco riscaldato potrebbero garantire un incasso di circa 140 milioni di euro.

Sulla proroga delle concessioni dei giochi online sarà prevista un’una tantum del 15%. L’operazione di emersione delle criptovalute, fondamentalmente equiparate alle attività finanziarie detenute all’estero, comporta l’applicazione dal primo gennaio di una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi del 14% e un’imposta di bollo al 2 per mille. Per chi finora non ha mai dichiarato è inoltre prevista una regolarizzazione delle attività detenute a tutto il 2021.

I soggetti che non hanno realizzato redditi nel periodo considerato potranno sanare la loro posizione indicando le attività detenute per ciascun anno e versando una sanzione ridotta dello 0,5% del valore delle attività. Nel caso invece siano stati realizzati dei guadagni, l’imposta sostituiva sale al 3,5% del valore con una ulteriore maggiorazione dello 0,5% per ciascun anno. Ma le stime sul gettito di tutte queste misure non sono quantificate come non è stimato il gettito derivante dalla “tregua fiscale”.

Il magazzino dell’Agenzia delle Entrate è arrivato a toccare quota 1.132 miliardi. Dentro ci sono tasse, imposte e contributi non riscossi. Una montagna di cartelle esattoriali, l’ultima stima parla di 140 milioni. La metà di queste cartelle ha un importo basso, sotto i mille euro, e una buona parte, quelle assegnate alla riscossione tra il primo gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015, finirà nel cestino. Ma il condono è a maglie larghe. Il governo farà chiudere il contenzioso tributario con maxi-sconti per le altre cartelle.

“Ho visto tanti Dpb, ma uno in cui ci sono 16 miliardi di coperture sotto la voce ‘altro’, quello no, non l’avevo mai visto”, commenta il deputato di Azione-Italia viva Luigi Marattin. Una situazione “senza molti precedenti”, dice dal Pd Antonio Misiani, che sospetta che dietro quelle voci generiche “si nascondano pesanti tagli di spesa e nuove tasse non meglio specificate”. “Numeri in libertà”, aggiunge Mario Turco del M5S, che si chiede come farà Bruxelles a valutare un documento “così vago e inconsistente”.

Intanto sulla Manovra pende l’incognita tempo. Con i giorni che passano in attesa del testo definitivo, si assottiglia lo spazio a disposizione per l’esame in Parlamento. La legge di Bilancio dovrebbe arrivare all’inizio della prossima settimana: entro martedì è attesa alla Camera e successivamente si capirà il timing, che si punta a chiudere a Montecitorio, in meno di un mese, entro Natale. Poi il passaggio, praticamente blindato, a Palazzo Madama.

La novità di ieri è il dietrofront su Opzione donna. Sembra destinata a saltare la modifica introdotta dal governo in Manovra che avrebbe legato la possibilità di pensionamento anticipato per le lavoratrici al numero dei figli. Si tornerebbe alla norma originaria, prorogata per un altro anno. Un passo indietro che potrebbe essere stato dettato dai rischi di incostituzionalità (sollevati da giuristi esperti in materia) e che si va ad aggiungere alle perplessità sulle coperture. Anche qui.