Manovra, Galloni: “Il Governo semina incertezza”

L’economista Antonino Galloni commenta la prima manovra del governo Meloni: "Negare che il Superbonus spinga il Pil è una fake news".

Manovra, Galloni: “Il Governo semina incertezza”

Il governo Meloni ha definito la Manovra “coraggiosa”. Antonino Galloni, economista ed ex direttore generale del ministero del Lavoro, condivide il giudizio?
“Assolutamente no. Si distingue per alcune misure che nell’ambito dell’economia in generale seminano più incertezze che certezze per quello che riguarda, almeno, le cose più importanti, dal Superbonus 110% al cuneo fiscale”.

Dal taglio del cuneo – meno due punti per i redditi fino a 35mila euro, meno tre per i redditi fino a 20mila euro – è stato calcolato che pochi spiccioli in più in busta paga ci saranno per gli stipendi bassi. Che ne pensa?
“In questo caso è la montagna che partorisce il topolino. Il punto vero da affrontare è il problema previdenziale e della sostenibilità delle pensioni. E bisogna farlo con calcoli veri. Se così si procedesse si scoprirebbe che in prospettiva le pensioni dei giovani che fanno lavori precari saranno più basse di quelle sociali. Allora, di fronte a questa evidenza, è meglio lasciar perdere il cuneo fiscale, ovvero quello previdenziale. Stabiliamo, invece, che a una certa età – 65 anni per esempio – tutti abbiano 1500 euro di pensione, a prescindere. Poi chi sta meglio avrà incentivi a mettere da parte dei soldi, chi no si accontenterà di 1500 euro. Ma così il sistema diverrebbe sostenibile a condizione, però, che si produca un po’ di moneta parallela e cioè che ci sia una base nelle retribuzioni di tutti in moneta parallela. Per chi vende pane e paga le tasse, per chi compra farina e paga le bollette, lavorare in euro o in moneta parallela è peraltro ammissibile con l’attuale normativa europea. E ci darebbe una mano ad affrontare problemi che scoppieranno nell’arco di 10 o 20 anni”.

Il governo ha deciso di modificare il meccanismo di indicizzazione delle pensioni, ovvero di tagliare la rivalutazione – rispetto all’inflazione – degli assegni. Quale il suo giudizio?
“Io credo che questo esecutivo stia gettando le prime basi di una guerra tra poveri e poverissimi. Tra poveri e classe medio-bassa. Tra classe medio-bassa e classe medio-alta. L’inflazione c’è anche per chi ha una pensione di 6mila euro. Se togliere 30, 40, 50 euro a chi ha un reddito basso significa togliergli il pane allora provvediamo ai più fragili con risorse aggiuntive ma non barcameniamoci tra la classe medio-bassa che si impoverisce sempre di più. Oltre al fatto che sulla mancata indicizzazione potrebbero essere sollevati profili di incostituzionalità”.

La Manovra ha depotenziato il Reddito di cittadinanza, dopo otto mesi i percettori del sussidio occupabili lo perderanno.
“Ma stiamo parlando di una misura a sostegno di persone povere o di una misura a sostegno dei redditi? Probabilmente la prima cosa. La grancassa delle forze governative è suonata sul fatto che la gente rifiuta lavori di cui c’è bisogno – tipo i camerieri – per tenersi il Reddito di cittadinanza e secondo la loro logica se uno rifiuta un’offerta di lavoro deve perdere il diritto al sussidio. In realtà il vero problema è che abbiamo paghe esageratamente basse che disincentivano la ricerca del lavoro. Il problema dell’occupabilità va spiegato meglio. Se tu rifiuti un lavoro che ti viene offerto e che dovrebbe essere superiore alla remunerazione del Reddito di cittadinanza possiamo allora affrontare questa ipotesi ma dobbiamo capire che così però produrremmo un reddito minimo. Vogliamo introdurlo?”

Salario minimo legale. Lei sarebbe d’accordo?
“Dobbiamo mirarlo bene. Né una cifra demagogica che spinga ad aumentare il sommerso né una misura insignificante”.

La flat tax del governo penalizza i dipendenti e cancella la progressività?
“L’orientamento di questo governo è aiutare gli autonomi, gli artigiani piuttosto che i dipendenti. E questo ha sollevato l’alzata di scudi dei sindacati tradizionali. Da decenni dico che la misura principale sia per combattere il sommerso sia per avere un maggior gettito dai lavoratori autonomi è invitare e far partecipare le banche nel supporto alle imprese. Se vogliamo combattere il sommerso la via maestra è consentire a un’azienda che incassa a otto mesi e che deve pagare a un mese o a due mesi di avere un rapporto decente col sistema bancario, dev’essere assistita dalla banca. Perché è lì il vero problema delle aziende. E lì parliamo di milioni di imprese. Il convitato di pietra di tutte queste chiacchiere che hanno fatto la destra, la sinistra, il centro in questi decenni sono le banche. Che devono decidere: o fanno da sponda e partecipano ai grandi cambiamenti dell’Italia oppure sono tutte chiacchiere, aria fritta. Ci sono paesi come la Germania dove le banche fanno gli interessi del Paese e delle industrie, in Italia invece se sei una piccola impresa, un artigiano, gli istituti di credito non ci stanno, non prestano soldi e non danno fiducia”.

La Manovra non interviene sul Superbonus, non si fa carico di risolvere il problema dei crediti incagliati e il decreto Aiuti quater abbassa l’agevolazione dal 110 al 90%. Giorgia Meloni ha detto che l’incentivo ha creato un buco di 40 miliardi.
“Questa considerazione sul buco nei conti ci fa capire che evidentemente Meloni si consiglia con persone che hanno una mentalità ragionieristica e contabilistica. Economisti veri le avrebbero dimostrato che il Superbonus stava dando un contributo intorno al 3% del Pil e dunque toglierlo l’anno prossimo provocherebbe un rallentamento della nostra economia di tre punti. È chiaro che tra X anni quando il 110 andasse a regime ci potrebbe essere un ammanco sulle entrate ma bisogna anche dire che ci saranno state entrate maggiori prima e che si sarà verificata una maggiore crescita del Pil oltre che del gettito generale. Non è vero che il Superbonus fa perdere allo Stato tot miliardi. È un modo assolutamente sbagliato e miope di fare i conti”.

La tassa sugli extraprofitti cambia nome in “contributo di solidarietà” temporaneo e sale al 50% per 7mila aziende, con un incasso stimato di 2,56 miliardi. Le sembra che il gettito previsto sia contenuto o ragionevole?
“L’aliquota sugli extraprofitti è congrua e il meccanismo per asseverare quando l’extraprofitto si è determinato, necessariamente opinabile (ad esesmpio se nel mio quartiere c’erano 5 copisterie e 4 hanno chiuso per il Covid, è logico che la sopravvissuta avrà realizzato quest’anno e l’anno scorso un profitto maggiore rispetto alla media degli anni precedenti i lockdown)”.

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