Marche, si allarga l’inchiesta: non solo Ricci (Pd), sono 24 gli indagati. L’ex sindaco di Pesaro sarà interrogato il 30 luglio. Intanto Conte chiede chiarezza e Schlein tace

Corruzione continuata. E' il reato contestato a Ricci nella maxi-inchiesta con 24 indagati sugli affidamenti diretti del Comune di Pesaro

Marche, si allarga l’inchiesta: non solo Ricci (Pd), sono 24 gli indagati. L’ex sindaco di Pesaro sarà interrogato il 30 luglio. Intanto Conte chiede chiarezza e Schlein tace

Il 30 luglio. È questa la data fissata dalla procura di Pesaro per l’interrogatorio dell’europarlamentare Pd, già sindaco di Pesaro, nonché candidato del centrosinistra (modello campo extra large) nelle Marche, Matteo Ricci. Da martedì, infatti, Ricci risulta indagato nell’inchiesta relativa agli affidamenti diretti del Comune marchigiano per quasi 600 mila euro a due associazioni no-profit per la gestione di eventi, progetti culturali e lavori di manutenzione. Tra gli affidamenti contestati, un murale dedicato a Liliana Segre, l’installazione di un casco gigante in onore di Valentino Rossi, la manutenzione di aree verdi e l’organizzazione di eventi culturali. Un’inchiesta che, dopo quella sull’urbanistica di Milano nella quale è indagato il sindaco Beppe Sala, scuote ancora le già agitate acque del Pd.

Una maxi-indagine con 24 indagati

Una maxi-indagine che conta complessivamente 24 indagati, che verranno sentiti in procura entro la fine del mese. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono di corruzione, falso, induzione indebita a dare o promettere utilità, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.

Era stato lo stesso Ricci, martedì, con un video sui social, ad annunciare l’avviso di garanzia che gli era stato recapitato. Si era detto “sereno”, ma “molto amareggiato e arrabbiato” per la tempistica della notifica (arrivata il giorno dopo la conferma della data delle elezioni regionali),  oltre che “del tutto estraneo” alle contestazioni.

L’accusa per Ricci è corruzione

Per Ricci, gli inquirenti ipotizzano il reato di corruzione continuata, per via di un presunto accordo a tre con Massimiliano Santini, componente del suo staff, e Stefano Esposito, presidente delle associazioni no-profit Opera Maestra e Stella Maris. Nel ricostruire la vicenda, la procura scrive, a proposito dell’ex sindaco, di “più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso”, che si sarebbe concretizzato “richiedendo sponsorizzazioni a favore del comune di Pesaro per l’organizzazione di eventi pubblici, poi in realtà elargite direttamene all’associazione Opera Maestra (presieduta da Esposito, ndr), proponendo l’adozione di provvedimenti in giunta contenenti l’affidamento diretto dei lavori all’associazione Opera Maestra”.

Ma non avrebbe ricevuto denaro, solo popolarità

Secondo la teoria accusatoria, Ricci “compiva direttamene e/o comunque faceva compiere atti contrari ai doveri d’ufficio ai dirigenti e funzionari (che compaiono tra i 24 indagati, ndr) in servizio, abusando della propria influenza e della propria qualità”, ottenendo “utilità” per Santini, Esposito e sé stesso.

Ma mentre i primi due avrebbero ricevuto, rispettivamente, “denaro e altre utilità patrimoniali dirette” e “utilità bancarie” che dai conti correnti bancari delle due associazioni sarebbero finiti su quelli personali, Ricci, “attraverso la realizzazione, con modalità illegittime, di opere ed eventi pubblici di grande richiamo”, avrebbe ottenuto “un rilevante beneficio in termini di accresciuta popolarità e consenso“. “Quando un sindaco governa ha tantissimi collaboratori: se un collaboratore sbaglia il sindaco è parte lesa, perché viene tradita la fiducia”, aveva detto il candidato dem.

Una bomba sulla campagna elettorale

Un avviso di garanzia che ha terremotato il campo progressista: martedì Giuseppe Conte aveva espresso preoccupazione e aveva invitato Ricci a chiarire al più presto la vicenda per diradare i dubbi (“Una condotta disonesta sarebbe incompatibile con i principi ed i valori del Movimento”), mentre la segretaria dem Elly Schlein è rimasta in assoluto silenzio.

“Ricci si è dichiarato completamente estraneo alle accuse e naturalmente rispettiamo, come sempre e senza differenze di colore, la magistratura impegnata nelle sue inchieste e nel suo lavoro. Ci auguriamo che la questione possa essere chiarita al più presto possibile”, ha detto invece ieri l’Avs, Nicola Fratoianni. “Naturalmente aspettiamo – prosegue il leader di Sinistra italiana – anche le valutazioni di Ricci e quelle di tutta la coalizione. E lo facciamo nella speranza che, ripeto, questa vicenda si possa chiarire al più presto possibile e si possa proseguire con la campagna elettorale”.

Renzi in campo a difesa di Ricci e del garantismo

“Il garantismo vale sempre, non solo per gli amici. Garantismo non vuol dire evitare i processi, ma vuol dire aspettare le sentenze. Nel frattempo gli indagati hanno il diritto e persino il dovere di continuare a lavorare”, ha scritto invece Matteo Renzi sui social, “Oggi è indagata la Meloni, è indagato Piantedosi, è indagato Sala, è indagato Ricci. Tutti hanno il dovere di lavorare e andare avanti e di essere considerati innocenti fino a sentenza passata in giudicato. Non prendo lezioni sulla giustizia da Fratelli d’Italia che è il partito che ha strumentalizzato Bibbiano, Open, Unicef, le banche. E spero che il Pd non prenda lezioni dal Movimento Cinque Stelle, che chiede le dimissioni degli indagati, ma ha all’interno del proprio gruppo persone condannate”, ha concluso. Intanto sono diversi gli appuntamenti elettorali rinviati o annullati, in attesa di valutare gli eventi.