Marò: ennesimo rinvio

dalla Redazione

L’unica consolazione – se così possiamo chiamarla – è che ci troviamo davanti a un governo più pasticcione del nostro. Peccato che stare da due anni appesi alle decisioni di un governo siffatto, con i nostri soldati prigionieri, con continue minacce ora di morte ora di carcere decennale, per di più con il ricatto non detto dell’interruzione delle commesse militari, non ci fa certo onore. Fatto sta che per l’ennesima volta l’India ci prende in giro. L’udienza della Corte suprema di New Delhi che doveva esaminare il ricorso italiano per conoscere i capi di imputazione dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è stata infatti rinviata a martedì 18 febbraio.

La Procura generale indiana ha presentato in Corte Suprema un’ipotesi di accusa per i marò  basata sulla Legge anti-pirateria (Sua Act), in una versione
pero’ “light”, senza evocare una richiesta di pena di morte. Ipotizzando cioè un’accusa per violenze in base ad un articolo della legge che comporta fino a dieci anni di carcere. L inviato Staffan de Mistura ha chiarito: “Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia” in attesa di una soluzione sul processo”.

Terzi: errore vergognoso di Monti

La situazione in cui si trovano oggi i marò è frutto di “un vergognoso errore di Monti su istigazione di Passera” che hanno rimandato i fucilieri di marina
in India dopo che erano rientrati in Italia. E’ l’accusa dell’ex ministro degli Esteri del governo Monti, Giulio Terzi di Sant’Agata, lanciata nel corso di una conferenza stampa alla Camera con Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d’Italia. Terzi ricorda di essersi dimesso dopo quella decisione e racconta le reazioni del premier e del ministro dello Sviluppo economico di allora: “Le motivazioni che mi vennero vibratamente rappresentate da Monti e Passera per ribaltare la decisione di trattenere i maro’ in Italia erano fondate su motivazioni di natura economica, dei danni che avrebbero subito le nostre
imprese e dalle reazioni indiane”. Terzi spiega anche che quando lascio’ l’esecutivo era stata avviata la procedura di arbitrato internazionale che poi fu
“inspiegabilmente” lasciata cadere. “Ci si e’ affidati interamente agli indiani e questa decisione è stata confermata dal governo Letta”.