Mazzette sulle armi all’Ucraina. Oltre alla guerra l’Ue alimenta la corruzione

Il ministro degli esteri di Kiev, Kuleba, ammette l'ultima frode sulle forniture di armi all'Ucraina. La notizia però sparisce dai media.

Mazzette sulle armi all’Ucraina. Oltre alla guerra l’Ue alimenta la corruzione

Dove ci sono montagne di soldi, puntuale come un orologio svizzero spunta la corruzione. Non fa eccezione neanche l’Ucraina dove malgrado la guerra provocata dall’invasione della Russia, c’è chi continua a fare affari d’oro intascando mazzette facendo vacillare la narrazione degli eroi senza macchia, sostenuta da più parti, e che sollevano dubbi legittimi su dove stiano andando a finire le armi inviate dall’Occidente.

Il ministro degli esteri di Kiev, Kuleba, ammette l’ultima frode sulle forniture di armi all’Ucraina. La notizia però sparisce dai media

L’ultimo caso, relegato a poche righe sui quotidiani mainstream, è quello raccontato a Rai3 dal ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, secondo cui la Sbu, ossia l’intelligence ucraina, ha scoperto una gigantesca truffa da 40 milioni di dollari. Fondi occidentali destinati all’acquisto di centomila munizioni, in realtà mai arrivate, ma che sono finiti in tasca a cinque persone tra funzionari militari e dirigenti di un’azienda con sede a Leopoli. Contrariamente a quanto si possa pensare, questo episodio non è il primo e non sarà l’ultimo.

Infatti le mazzette a Kiev e dintorni sono un problema enorme che non nasce con il conflitto, al punto che l’Ucraina è stabilmente agli ultimi posti nella classifica dei Paesi più corrotti d’Europa. Certo di recente c’è stato qualche miglioramento, specie dopo che Bruxelles ha chiesto a Volodymyr Zelensky di arginare il problema altrimenti il Paese non potrà entrare nell’Ue, tra arresti continui e un’opera di sensibilizzazione al problema dell’opinione pubblica ma la strada è ancora lunga. . Sforzi enormi che non bastano a fermare questa piaga al punto che l’Occidente dovrebbe chiedersi se con la loro pioggia di miliardi non si stia alimentando sia la guerra, sia la corruzione.

Preoccupa anche il mercato nero delle forniture militari che potrebbero finire alle mafie e ai jihadisti

Davanti a una sterminata serie di scandali, in tanti hanno sollevato anche un ulteriore problema sul destino delle armi che continuiamo a inviare e che potrebbero finire nelle mani sbagliate. Tra i primi a sollevare la questione il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che l’11 agosto sottolineava come “l’attuale guerra russo-ucraina è stata capace di portare anche le mafie ucraine in Occidente. I mafiosi sono fuggiti dalla loro terra, sono dei vigliacchi che sparano alle spalle. E ora che sono in Europa fanno qui i loro affari. Perché, chiedo, non è stato pensato un sistema di tracciamento di armi micidiali che ora sono già sul mercato e che con 30mila euro si acquistano e sono potenti, dieci volte più potenti di un bazooka? Quelle armi presto saranno nelle mani delle nostre mafie”.

Qualcuno ha bollato queste frasi come esagerazioni ma un’analisi del sito specializzato Analisidifesa.it ha più volte lanciato allarmi analoghi spiegando che “la mafia ucraina è ramificata anche in Medio Oriente e Caucaso e che almeno due battaglioni di jihadisti ceceni combattono al fianco degli ucraini contro le truppe di Mosca e ai governativi ceceni filo-russi presenti anch’essi in questo conflitto”.

Proprio per questo, si legge, “l’ipotesi che un buon quantitativo di armi possa finire nelle mani dei jihadisti è un incubo per la sicurezza della stessa Europa che quelle armi sta fornendo a Kiev senza alcun apparente controllo circa la loro destinazione”. Tutte questioni che non sembrano preoccupare il governo Meloni che nell’ultimo mese ha approvato l’ottavo decreto armi e anche la proroga, per tutto il 2024, delle autorizzazioni per la cessione di ulteriori armi all’Ucraina.