Mezzogiorno d’Italia peggio della Grecia. Occupazione ferma ai livelli del 1977. Sud a rischio sottosviluppo permanente

L’Italia procede a passo lento. Il sud a un passo anche più lento rispetto alla Grecia. Dal 2000 al 2013 il Mezzogiorno d’Italia è cresciuto la metà della Grecia. E’ quanto emerge dal rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2015 che evidenzia, tra le tante cose, che i consumi delle famiglie meridionali sono ancora scesi, arrivando a ridursi nel 2014 dello 0,4%, a fronte di un aumento del +0,6% nelle regioni del Centro-Nord. Perché è sempre un’Italia che procede a due velocità, con una parte quella centrosettentrionale che fa registrare segnali di netta ripresa e quella centromeridionale che, invece, arretra ancora inesorabilmente.

SENZA LAVORO
Il Mezzogiorno tra il 2008 ed il 2014 registra una caduta dell’occupazione del 9%, a fronte del -1,4% del Centro-Nord, oltre sei volte in più. Nel 2014 i posti di lavoro in Italia sono cresciuti di 88.400 unità, tutti concentrati nel Centro-Nord (133mila). Nel Mezzogiorno ne sono stati persi 45mila. Il numero degli occupati al Sud, infatti, è tornato indietro di quarant’anni. I dati parlano di 5,8 milioni, quindi sotto la soglia psicologica dei 6 milioni; il livello più basso almeno dal 1977, anno da cui sono disponibili le serie storiche dell’Istat.

LE DIFFERENZE
Al Centro-Nord si è registrato un recupero dei consumi di beni durevoli, con un aumento delle spese per vestiario e calzature (+0,3%) e di altri “beni e servizi”, categoria che racchiude i servizi per la cura della persona e le spese per l’istruzione (+0,9%). Come anche in crescita è il consumo di beni alimentari. Dal rapporto Svimez emerge che nel 2014 i consumi pro capite delle famiglie del Mezzogiorno sono stati pari al 67% di quelli del Centro-Nord.

GLI ANNI ADDIETRO
Gli anni peggiori si spera siano passati. Ma entrando nel dettaglio dal 2008 al 2014 emerge che la caduta cumulata dei consumi delle famiglie ha superato nel Mezzogiorno i 13 punti percentuali (-13,2%), risultando di oltre due volte maggiore di quella registrata nel resto del Paese (-5,5%). In particolare, negli anni 2008-2014 il calo cumulato della spesa è stato al Sud del -15,3% per i consumi alimentari, a fronte del -10,2% del Centro-Nord; e di ben il -16% per il vestiario e calzature, il doppio del resto del Paese (-8%). Anche il settore beni e servizi non ha risparmiato sorprese con i servizi per la cura delle persone e dell’istruzione che nel Sud del Paese hanno fatto registrare un preoccupante -18,4%. Mentre al Nord c’è stato “soltanto” un -5,5%.