Migranti, il Governo lavora a una stretta sulle Ong

Il Governo è pronto a cambiare le regole sul tema dell'accoglienza dei migranti. In arrivo un nuovo decreto per fermare le Ong.

Il Governo lavora a una stretta sulle Ong, con la minaccia di multe e di sequestrare le imbarcazioni utilizzate per trasportare i migranti. I “nuovi provvedimenti” sull’immigrazione, sono stati annunciati dalla premier Giorgia Meloni. Dunque il governo, in rotta con la Francia proprio sul tema della redistribuzione e l’accoglienza dei migranti, è pronto a cambiare le regole.

Il Governo è pronto a cambiare le regole sul tema dell’accoglienza dei migranti. In arrivo un nuovo decreto per fermare le Ong

Il primo passo è stato il decreto interministeriale – firmato dai ministri dell’Interno Piantedosi, della Difesa Crosetto e delle Infrastrutture Salvini – per concedere lo sbarco sulle coste italiane solo a fragili, donne e bambini. Un provvedimento che, con ogni probabilità, potrebbe essere utilizzato proprio per arrivare al sequestro amministrativo delle imbarcazioni – disposto dai prefetti – nel caso queste non lo ottemperassero alla lettera.

Le nuove disposizioni, a cui lavora il Viminale, dovrebbero finire all’interno di un decreto più ampio sulla sicurezza sul quale nei prossimi giorni cominceranno a lavorare gli uffici legislativi competenti.

Saranno inoltre rispolverate le maxisanzioni alle imbarcazioni delle Ong che, all’epoca del decreto sicurezza bis, potevano raggiungere anche il milione di euro. Una cifra che non sarà riproposta ma che è possibile invece si assesti tra i 10mila e i 50mila euro, come era inizialmente prevista anche nei decreti sicurezza di Salvini.

Il ministro Piantedosi, inoltre, potrebbe riportare in auge anche la norma che concede al Viminale la possibilità di limitare o vietare l’ingresso, il transito e la sosta alle navi per motivi di sicurezza. I porti, dunque, rischiano di tornare “chiusi”, come si compiaceva fossero l’allora ministro Salvini nel primo governo Conte.

L’intenzione del governo Meloni resta quella di avere un maggior controllo degli sbarchi, invitando le Ong a rispettare le leggi internazionali, così come ribadito anche dallo stesso ministro Piantedosi in una dichiarazione congiunta con gli omologhi di Malta, Cipro e Grecia.

“Tutti gli Stati di bandiera – è il pensiero dei Paesi del Mediterraneo di primo ingresso in Europa – si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali”. “Noi non ci arrendiamo – le parole di Sos Mèditerranée Italia -. Sappiamo che sarà più complicato ma sappiamo anche che non stiamo compiendo nulla di sbagliato, secondo quello che prevedono le leggi internazionali”.

“Non permetteremo l’escalation di atteggiamenti razzisti di questa destra disumana – le parole del co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra -. Saremo pronti a controllare qualsiasi atto discriminatorio, a denunciare a tutti i livelli per omissione di soccorso questo Governo se dovesse ripristinare l’epopea salviniana”.

“Stretta in vista: multe, sequestri e più controlli. Il Governo pronto al pugno duro sugli sbarchi. Chi sbaglia, paga. Bene così” scrive in un tweet il vicepremier e ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini.

Italia con Grecia, Malta e Cipro: “Le navi delle Ong violano le regole”

“L’Italia, la Grecia, Malta e Cipro, in quanto Paesi di primo ingresso in Europa, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale ed orientale, si trovano a sostenere l’onere più gravoso della gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo, nel pieno rispetto di tutti gli obblighi internazionali e delle norme dell’UE”. Ha detto il ministro dell’Interno italiano Matteo Piantedosi e gli omologhi di Malta e Cipro e il ministro della Migrazione e dell’asilo della Grecia in una nota congiunta.

“Abbiamo sempre sostenuto con forza la necessità di sviluppare una nuova politica europea in materia di migrazione e di asilo, realmente ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità, e che sia equamente condivisa tra tutti gli Stati membri.

Il 10 giugno 2022, abbiamo approvato una Dichiarazione Politica che istituisce un meccanismo di relocation temporaneo e volontario, nonostante i Paesi MED 5 sostenessero uno schema di relocation obbligatoria – prosegue la nota -. Purtroppo, il numero di impegni di relocation assunti dagli Stati membri partecipanti rappresenta solamente una frazione molto esigua del numero effettivo di arrivi irregolari che abbiamo ricevuto finora nel corso di questo anno”.

“Inoltre, a tutt’oggi il meccanismo si è dimostrato lento nel raggiungere il suo obiettivo dichiarato di alleviare quell’onere a cui tutti noi, come Stati membri di prima linea, siamo costantemente esposti, in quanto finora solo un esiguo numero di relocation è stato effettuato. Tutto ciò è increscioso e deludente, soprattutto in questo momento in cui i nostri Paesi devono affrontare sempre più frequentemente una pressione migratoria che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di asilo e di accoglienza – spiegano i ministri di Italia, Grecia, Malta e Cipro -.

“In attesa di un accordo su un meccanismo di condivisione degli oneri che sia efficace, equo e permanente, non possiamo sottoscrivere l’idea che i Paesi di primo ingresso siano gli unici punti di sbarco europei possibili per gli immigrati illegali, soprattutto quando ciò avviene in modo non coordinato sulla base di una scelta fatta da navi private, che agiscono in totale autonomia rispetto alle autorità statali competenti”.

“Ribadiamo la nostra posizione sul fatto che il modus operandi di queste navi private non è in linea con lo spirito della cornice giuridica internazionale sulle operazioni di search and rescue, che dovrebbe essere rispettata. Ogni Stato deve effettivamente esercitare la giurisdizione e il controllo sulle navi battenti la propria bandiera”.

“Nel pieno rispetto delle competenze degli Stati costieri in conformità con il diritto internazionale, riteniamo urgente e necessaria una discussione seria su come coordinare meglio queste operazioni nel Mediterraneo, anche garantendo che tutte queste navi private rispettino le pertinenti convenzioni internazionali e le altre norme applicabili, e che tutti gli Stati di bandiera si assumano le loro responsabilità in conformità con i loro obblighi internazionali. Chiediamo alla Commissione Europea e alla Presidenza di adottare le misure necessarie per avviare tale discussione”, conclude la nota di Italia, Grecia, Malta e Cipro.

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