Sembra una boutade e invece c’è davvero chi sta valutando la produzione di un reality show in cui i migranti irregolari si sfidano per ottenere la cittadinanza statunitense. È questa l’idea, ancora in fase embrionale, che sarebbe al vaglio del Dipartimento della Sicurezza interna degli Stati Uniti, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal. A confermarlo è stata la portavoce del dipartimento, Tricia McLaughlin, che ha ammesso l’esistenza di un contatto con un produttore televisivo, pur specificando che si tratta solo delle “primissime fasi del processo di selezione”.
L’idea, riportata in origine dal Daily Mail, è attribuita al produttore Rob Worsoff, già noto per aver lavorato al reality show di caccia Duck Dynasty. Il format, secondo le prime indiscrezioni, prevederebbe una competizione tra migranti, con in palio l’ambito traguardo della cittadinanza americana. Un’ipotesi che ha già acceso un acceso dibattito tra chi intravede nel progetto un’opportunità di sensibilizzazione e chi, al contrario, denuncia una spettacolarizzazione di un tema delicatissimo.
Migranti irregolari, il Dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti vuole produrre un reality show in cui i clandestini si sfiderebbero per ottenere la cittadinanza statunitense
La stessa McLaughlin ha smentito però che la segretaria alla Sicurezza interna, Kristi Noem, sia coinvolta nel progetto. “La segretaria Noem non ha appoggiato né tantomeno esaminato la proposta di alcun programma, né sceneggiato né reality”, ha precisato la portavoce. Tuttavia, il dipartimento, che ogni anno riceve centinaia di proposte per trasmissioni legate alla sicurezza e alla gestione dell’immigrazione, non ha escluso la possibilità di approfondire anche questa ipotesi.
Sempre secondo il Daily Mail, McLaughlin avrebbe definito il concept come “una buona idea”, anche se ai microfoni del Wall Street Journal ha poi precisato che “non è stata ancora assunta alcuna decisione” e che ogni proposta segue “un accurato processo di valutazione prima di essere respinta o approvata”.
Sotto la guida di Noem, il Dipartimento ha investito fortemente sulla visibilità mediatica, stanziando oltre 200 milioni di dollari per una campagna pubblicitaria rivolta agli immigrati irregolari e diffusa anche attraverso video in cui la stessa segretaria compare in prima persona, durante arresti o visite a carceri di massima sicurezza. Un approccio che, secondo fonti interne citate dalla stampa statunitense, avrebbe talvolta sollevato dubbi sull’equilibrio tra comunicazione e operatività.