Minimum tax ai colossi del web. Dall’Ocse un’intesa al ribasso. Via libera da 136 Paesi su 140: aliquota al 15%. Per l’Ue è un passo storico, ma c’è chi dissente

Aliquota al 15%. Per l'Unione europea è un passo storico, ma c'è chi dissente. Castaldo: "Le uniche a festeggiare saranno le multinazionali".

Minimum tax ai colossi del web. Dall’Ocse un’intesa al ribasso. Via libera da 136 Paesi su 140: aliquota al 15%. Per l’Ue è un passo storico, ma c’è chi dissente

“Un accordo storico”, lo definisce il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Con la firma di 136 Paesi Ocse su 140 è arrivata l’intesa sulla minimum tax, la tassazione al 15% a carico delle grandi multinazionali, a cominciare dai colossi del web. Un accordo per il quale “le uniche a festeggiare saranno le multinazionali”, taglia corto il vice presidente del Parlamento Ue, Fabio Massimo Castaldo (nella foto).

ITER SOFFERTO. Visioni diametralmente opposte su un’intesa arrivata, dopo lunghi e complessi negoziati, grazie all’adesione di Estonia, Ungheria e soprattutto dell’Irlanda che è riuscita a strappare un significativo ridimensionamento della norma rispetto agli intenti iniziali. “Accolgo con favore l’accordo sulla riforma fiscale globale. Questo è un momento storico”, ha assicurato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

L’accordo, cui non hanno aderito Sri Lanka, Pakistan, Nigeria e Kenya, è stato annunciato con un tweet dal segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann, che inneggia alla “grande vittoria per un multilateralismo efficace ed equilibrato”. Sottolineando come la minimum tax consentirà “di riattribuire a Paesi del mondo intero i benefici per oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 aziende multinazionali tra le più grandi e più redditizie al mondo”.

Insomma, un affare a sentire i protagonisti dell’accordo. Non la vede però allo stesso modo l’economista francese Thomas Piketty che ha definito la nuova aliquota ridicolmente bassa. Un accordo in sostanza al ribasso, come sostengono anche altri economisti ed esperti di tassazione, propiziato proprio dal muro alzato dall’Irlanda. Che ha ottenuto una modifica tutt’altro che secondaria al testo finale dell’intesa: il prelievo fissato al 15% e non più “almeno al 15%” come prevedeva la formulazione iniziale.

In questo modo Dublino, che applica un prelievo del 12,5% sui profitti societari (e continuerà ad applicarlo a tutte le imprese con fatturato al di sotto dei 750 milioni di euro), limiterà i danni dell’incremento del 2,5% del prelievo che si applicherà a partire dal 2023.

TITOLI DI CODA. Il governo irlandese ha infatti stimato il calo del gettito nell’ordine di circa due miliardi di euro l’anno prevedendo che le grandi multinazionali, come Google, Amazon o Apple, sposteranno parte dei loro profitti in Paesi a fiscalità più vantaggiosa. Lapidario il commento di Castaldo. “Il compromesso raggiunto su un’aliquota minima globale di imposta sui profitti al 15 per cento è un passo indietro rispetto alle grandi aspettative riposte dai cittadini nella trattativa in sede Ocse per un fisco equo e solidale”. Titoli di coda.