“Colpito con calci, pugni, bastoni, mazze”. Ci sono scritte queste parole nel documento dell’autopsia fatta sul corpo di Giulio Regeni, il ricercatore italiano uccisi in Egitto tra gennaio e febbraio. E il documento conferma quanto già ampiamente ipotizzato e raccontato dai famigliari, che hanno riconosciuto il corpo solo dal naso. “Alcune lesioni cutanee hanno caratteristiche che depongono per una differente epoca di produzione avendo un timing differenziato”, aggiungono ora i medici.
La famiglia di Regeni ha commentato con durezza il risultato degli esami: “Mi sembra chiaro che le torture che gli sono state inflitte, i tempi e le modalità dei supplizi che nostro figlio ha dovuto sopportare non possono che essere l’opera perversa di qualche professionista della tortura”. Paola e Claudio Regeni hanno poi aggiunto: “È evidente che non possiamo parlare di incidente ma non riusciamo ancora a capire come si possa dubitare che Giulio sia stato torturato. C’è un’azione mirata e sistematica sul corpo del povero Giulio. Azioni che possiamo ricondurre alle modalità già variamente e riccamente illustrate da vari rapporti internazionali, come quelli di Amnesty”. La famiglia ha quindi concluso: “So che per chi vive in Italia non esiste sistema cognitivo ed emotivo per anche solo riuscire ad immaginare cosa sia successo a Giulio. Ma il suo corpo parla”.