Clima di odio attorno alle carceri. Lancio di molotov nel parcheggio di Rebibbia distrugge le auto di due agenti

Lancio di molotov all'interno del parcheggio di Rebibbia distruggono le auto di due agenti della polizia penitenziaria

Clima di odio attorno alle carceri. Lancio di molotov nel parcheggio di Rebibbia distrugge le auto di due agenti

Dopo le tensioni nelle carceri di qualche mese fa, scoppia un caso a Rebibbia dove le auto private di due agenti della Polizia Penitenziaria, in servizio nella sezione femminile del penitenziario di Roma, sono state bruciate con un lancio di molotov nel parcheggio del carcere. A denunciare l’accaduto, su cui è già stata aperta un’indagine dalla Procura di Roma, è il sindacati Sappe che esprime “solidarietà alle due colleghe” ed auspica che si faccia luce sul “grave e inquietante episodio”. In particolare, si legge nel comunicato, “va chiarito se, come sembra, si è trattato di una vera e propria intimidazione ai danni di due poliziotte penitenziarie del carcere romano da persone non identificate, che hanno incendiato le auto nella notte”. Secondo il segretario Generale, Donato Capece, l’episodio si potrebbe inserire a seguito  degli attacchi e delle “molte prese di posizione inneggianti all’odio verso il Corpo di polizia penitenziaria ed i suoi singoli appartenenti”, giunte “dopo le gravi vicende di Santa Maria Capua Vetere”.

 

POTENZIARE LA SORVEGLIANZA. “Il vile incendio delle autovetture private di due poliziotte penitenziarie avvenuto nella notte all’interno del parcheggio riservato al personale della Casa Circondariale femminile di Roma Rebibbia è un atto gravissimo, di vera e propria violenza, che si unisce a una molteplicità di intimidazioni, fatte anche di scritte sui muri delle città, volantinaggio e telefonate minatorie. Il segnale sembra chiaro, dalle parole si sta passando ai fatti” dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, con una dura nota. “Ovviamente, non siamo ancora in grado di pronunciarci con certezza circa la matrice del gravissimo atto intimidatorio e dei suoi obiettivi, ma le circostanze di tempo e di luogo unite ad altri possibili indizi, quali per esempio la scritta comparsa due giorni fa in Via Prenestina, lasciano pochissimo spazio ad altre ipotesi” spiega De Fazio, secondo cui “la netta sensazione, e ci auguriamo di sbagliarci, è che qualcuno stia pensando di passare dalle parole ai fatti. Per questo, oltre a tutti gli interventi che gia’ abbiamo indicato in favore del Corpo di polizia penitenziaria, chiediamo che venga immediatamente disposto un servizio di vigilanza e pattugliamento esterno delle carceri più esposte”.