Monte dei Paschi, Profumo di fuga

di Carola Olmi

Lo scontro all’ultimo sangue lascerà una vittima a Siena. A rischiare di più è ancora la Fondazione che detiene la maggioranza delle azioni del Monte dei Paschi. Indebitatissimo, l’ente non può partecipare all’aumento di capitale da 3 miliardi chiesto dai manager, con in testa il presidente della banca, Alessandro Profumo. Ieri però non si sono raccolti i numeri per rendere valida l’assemblea in prima convocazione e oggi in seconda la Fondazione potrebbe riuscire a imporre la sua linea, e cioè il rinvio dell’aumento di capitale. Uno scenario inaccettabile per Profumo che potrebbe dimettersi, attribuendo alla decisione dell’azionista il valore di una sostanziale sfiducia nei suoi confronti.

Tensione alle stelle
Se Profumo dovesse decidere di lasciare, dopo nemmeno due anni (20 mesi) dal suo arrivo a Rocca Salimbeni, si aggiungerebbe nuova instabilità a un quadro già estremamente critico. Con la banca sempre più pericolosamente in bilico. Ieri all’assemblea si è presentato solo il 49,3% del capitale, sotto il quorum del 50% più un’ azione necessario per validare la prima convocazione. L’assise è stata dunque riconvocata in seconda per stamattina, quando sarà sufficiente un quorum del 33,3% per aprire i lavori. E qui la Fondazione, teoricamente presente in assemblea con tutto il suo 33,5% del capitale, potrebbe approvare lo slittamento dell’aumento di capitale a maggio o addirittura respingere la proposta di Profumo ma anche di approvare lo slittamento a maggio.

Troppi debiti
Per Profumo non c’è invece tempo da perdere. La situazione della banca è così grave che impone l’aumento di capitale entro gennaio. Rinviare, inoltre, farebbe perdere l’adesione già sottoscritta dalle 11 banche che compongono il pool di garanzia. Rischi che non sembrano preoccupare la neo presidente della Fondazione, Antonella Mansi. L’ente che guida, da sempre controllato dalla politica e in particolare da quella rossa, governa da sempre la banca di Rocca Salimbeni. Il punto però è che gestita dai partiti la stessa Fondazione ha oggi un debito di 339 milioni. Se si ricapitalizza il valore delle sue azioni andrà ancora più giù e sarà costretta a diluirsi perdendo ogni potere sulla banca.