Montepaschi è il miglior gestore del nostro debito pubblico. Così il Tesoro premia la sua banca colabrodo

Nonostante non riesca ancora a badare a se stesso, il Montepaschi viene scelto dal Tesoro come miglior istituto nella gestione del nostro debito pubblico

E tre. Chissà se dalle parti del Monte dei Paschi se l’aspettavano. Perché la disastrata banca senese, 3,2 miliardi di perdite l’anno scorso e un rilancio che stenta ancora a decollare nonostante papiri di promesse, è stata premiata per la terza volta consecutiva dal ministero dell’economia guidato da Pier Carlo Padoan. E che tipo di medaglia d’oro è riuscita a vincere la malata italiana del credito? Semplice, Mps è stata indicata dal Tesoro come la miglior banca nella gestione del nostro mostruoso debito pubblico (2.200 miliardi), nell’organizzazione delle aste e nel collocamento dei titoli di Stato. Roba non da poco, visto che Rocca Salimbeni ha prevalso su altri 17 big del credito, di cui 15 esteri. La decisione è stata messa nero su bianco lo scorso 26 gennaio in un documento firmato da Maria Cannata, la storica responsabile della direzione debito pubblico del Dipartimento del Tesoro.

Il punto – Certo qui a far riflettere sono almeno due cose. In primis il Tesoro, nel peggior periodo della storia della banca senese, per la terza volta consecutiva ha eletto come miglior gestore del debito pubblico un istituto di credito che quasi non riesce a badare a se stesso. In secondo luogo sempre il Tesoro ha conferito questa sorta di “riconoscimento” a una banca di cui è destinato a diventare azionista di controllo (dopo essere già entrato nel capitale). Insomma, un po’ come aver premiato se stessi. Vincere la graduatoria degli specialisti non è un traguardo trascurabile. Oltre a un’evidente questione di curriculum, c’è tutta una serie di privilegi riconosciuti alle 18 banche dell’elenco e accentuati per chi di anno in anno si rivela la migliore: accesso esclusivo alle riaperture riservate alle aste; accesso esclusivo alla selezione di banca capofila nelle emissioni sindacate in euro; accesso esclusivo alla selezione degli operatori per le operazioni di riacquisti bilaterali; la preferenza per la partecipazione alle altre emissioni in valuta e per le operazioni in derivati. Naturalmente tutto questo frutta alle banche in questione laute commissioni. Ma c’è di più.

L’altro dettaglio – Nella stessa graduatoria firmata dal Tesoro, per il secondo anno consecutivo si è piazzata a ridosso di Mps la banca americana Jp Morgan. E anche qui qualche riflessione sorge spontanea. Il ministero ha assegnato la medaglia d’argento per la gestione del nostro debito pubblico a quell’istituto a stelle e strisce che sin qui ha fallito in modo piuttosto evidente il piano di rilancio di Mps, al cui capezzale era stato portato dal Governo Renzi. Non solo. Parliamo di quella stessa Jp Morgan che l’anno scorso, nonostante fungesse da consulente del Tesoro sulla famosa bad bank, aveva diffuso tra i suoi clienti un report dall’eloquente titolo “avoid italian banks”, “evitare le banche italiane” (vedi La Notizia del 2 febbraio 2016).

Twitter: @SSansonetti