Mps, si interrompono i negoziati tra Unicredit e Mef. Accordo troppo punitivo per i contribuenti. Ora toccherà a Draghi decidere cosa fare

"Nonostante l'impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e Mef comunicano l'interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Mps".

Mps, si interrompono i negoziati tra Unicredit e Mef. Accordo troppo punitivo per i contribuenti. Ora toccherà a Draghi decidere cosa fare

“Nonostante l’impegno profuso da entrambe le parti, UniCredit e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) comunicano l’interruzione dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di un perimetro definito di Banca Monte dei Paschi di Siena”. È quanto si legge in una nota congiunta di Unicredit e del ministero dell’Economia.

Che Governo e Unicredit fossero a un passo dalla rottura lo aveva già annunciato in mattina l’agenzia Reuters anticipando che erano falliti gli sforzi per un accordo sul piano di ricapitalizzazione della banca senese da oltre 7 miliardi. Una richiesta che il Governo non intende soddisfare perché, hanno riferito fonti del Mef citate da Reuters, renderebbe l’accordo “troppo punitivo” per i contribuenti. Dunque, allo stato, è impossibile tenere in piedi l’intesa con le condizioni che erano state fissate a luglio (leggi l’articolo). Ora la palla dovrà inevitabilmente passare nelle mani del premier Draghi.

“Da mesi come MoVimento 5 Stelle – commenta in una nota il deputato M5S in commissione Finanze, Davide Zanichelli – palesavamo scetticismo sulle richieste avanzate da Unicredit e bene ha fatto il ministero del Tesoro a mettere in discussione l’accordo per la fusione di MPS. A questo punto serve maggiore tempo per trovare una soluzione. Per questo c’è da auspicarsi che il ministro Franco chieda una proroga all’Unione Europea e convochi non una sola, ma le maggiori banche italiane per individuare una via che preservi il marchio e il futuro dei lavoratori”.

“Una soluzione – aggiunge l’esponente M5S – che non abbia Unicredit come primo partner perché gli imbarazzi sarebbero inevitabili. Un imbarazzo internazionale che l’Italia non può permettersi. La prima soluzione da percorrere è cercare di conservare la possibilità che MPS rimanga pubblica e venga risanata come banca commerciale controllata dallo Stato. Ma finché la deadline per vendere resterà il 31 dicembre e Unicredit il solo compratore diventerà difficile trovare un accordo soddisfacente”.

“Non è da escludere nemmeno l’idea di un pool delle maggiori banche italiane – aggiunge ancora Zanichelli – come acquirenti di MPS o parte di essa cosicché il Governo possa negoziare con diversi attori messi in concorrenza tra loro per ottenere le condizioni più vantaggiose per tutelare i soldi dei contribuenti, tutelare il marchio della banca più antica del mondo e tutelare il ruolo di banca commerciale e dei suoi lavoratori”.