Napoli, chi era Chiara che si è uccisa: aveva 19 anni ed era transgender. Le sue parole prima di morire

Napoli, chi era Chiara che si è uccisa: aveva solo 19 anni e non ha ricevuto il sufficiente aiuto per affrontare tutti gli attacchi.

Napoli, chi era Chiara che si è uccisa: aveva 19 anni ed era transgender. Le sue parole prima di morire

Napoli, chi era Chiara che si è uccisa: aveva solo 19 anni e la sua unica “colpa” è stata quella di essere transgender. Ancora una volta, il gesto estremo e “coraggioso” di Chiara ha fatto rumore e ha dimostrato come il giudizio in Italia sia ancora condizionante ma soprattutto letale.

Napoli, chi era Chiara che si è uccisa

Ennesimo suicidio che si è consumato tra i giovani in Italia. Chiara, una ragazza trans di 19 anni, si è suicidata nella sua casa di Piscinola, in provincia di Napoli. La giovane aveva lasciato gli studi perché era stata presa di mira ed isolata dagli altri. Tuttavia, aveva trovato il coraggio di chiedere aiuto ma evidentemente non è bastato.

A settembre era stato richiesto un supporto psicologico all’Asl, ma il primo appuntamento era stato fissato per il 21 dicembre. Daniela Falanga dell’Arcigay di Napoli ha commentato questa aiuto che non è stato incisivo: «Ho conosciuto Chiara e addolora che non possa più essere ascoltata da chi poteva aiutarla ancora. L’abbiamo seguita, coinvolta in una rete di sostegno importante. Al consultorio le era stata fornita una relazione psicodiagnostica con la richiesta di uno psicologo di base. Ma non tutto funziona come dovrebbe. La legge 35 del 2020 è attuata con lentezza dal sistema sanitario. I tempi dell’Asl sono purtroppo ancora lunghi. Un’attesa insostenibile, la figura dello psicologo di base in casi di estrema fragilità è fondamentale».

Le sue parole prima di morire

Dopo il suo tragico gesto, sono state trovate alcuni pensieri e parole della 19enne che spiega tutto il suo malessere. «A volte mi chiedo – scrisse in una lettera – cosa ci sia di sbagliato in me. In fondo sono sempre un essere umano. Io mi sento una donna, vorrei riconoscermi, vestire al femminile e non da maschio, vorrei avere più spazio, essere tranquilla e non avere paura. Mi sento in un labirinto senza uscita»

Le capitava di essere insultata per strada, e agli operatori del Gay Center chiedeva, piangendo: «Cosa c’è di male o di sbagliato se voglio uscire con una gonna o un vestitino? Mi rivolgono frasi violente, aggressive. Non mi sento al sicuro».

Dopo la tragedia che ha coinvolto Chiara, ecco cosa ha dichiarato Gay Center: Gay Center: «L’assenza di protocolli di protezione e allontanamento immediato dagli autori delle violenze, il lungo ed estenuante percorso della giustizia che spinge le giovani vittime a giustificarsi, la mancanza di comunità per minori che accolgono ragazze e ragazzi trans sulla base della loro identità del genere e non del sesso, il rischio di essere vittimizzati da operatori impreparati ad accogliere le identità senza pregiudizi. Tutto questo Chiara aveva dovuto e saputo affrontarlo. Ci era passata attraverso. Ma non ce l’ha fatta».

 

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