La Nato per la prima volta indicherà la Cina come fonte di preoccupazione

NATO indicherà Cina come fonte di preoccupazione per la prima volta: cosa significa e cosa cambia in contesto internazionale?

La Nato per la prima volta indicherà la Cina come fonte di preoccupazione

NATO indicherà Cina come fonte di preoccupazione per la prima volta: cosa significa e cosa cambia in contesto internazionale?

NATO indicherà Cina come fonte di preoccupazione per la prima volta

La Cina di Xi Jinping è stata descritta per la prima volta dalla NATO come “fonte di preoccupazione” nell’ambito della nuova versione del “Concetto strategico”, documento che verrà firmato in occasione del prossimo vertice che si terrà a Madrid. La notizia è stata comunicata da un alto funzionario della Casa Bianca durante un incontro con la stampa organizzato per annunciare il viaggio del presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden in Europa per i summit della NATO e del G7.

Nel corso del briefing con la stampa, l’alto funzionario statunitense ha dichiarato: “Il vertice della NATO affronterà le sfide poste dalla Cina. E sarà la prima volta. Nel documento strategico del 2010 non erano infatti nominate”.

L’inserimento della Cina come fonte di preoccupazione nel nuovo documento, quindi, rappresenta una rivoluzione rispetto al testo del 2010. All’epoca, infatti, Pechino non rappresentava uno dei luoghi che potevano dare vita a possibili tensioni militari, economiche e geopolitiche in ambito mondiale.

Cosa significa e cosa cambia in contesto internazionale

La NATO considera la Cina fonte di preoccupazione a causa della situazione presente a Taiwan che molti considerano come una delle possibili cause dello scoppio della Terza Guerra Mondiale. A questo proposito, il governo di Pechinoha più volte ribadito la volontà di riappropriarsi dell’isola mentre gli Stati Uniti continuano a inviare avvertimenti al Paese di Xi Jinping, sottolineando di essere pronti a intervenire nella difesa dell’autonomia di Taiwan in caso di attacco.

Intanto, rispetto agli equilibri internazionali, il mondo è sempre più polarizzato tra gli Usa e l’Europa da un lato e la Russia e gli alleati dei Brics, ossia gli Stati emergenti che predominano da un punto di vista di popolosità. Questi Stati hanno interesse a ribaltare l’ordine imposto dall’Occidente con la fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945 e, ancora di più, con la fine dell’URSS nel 1991.