Ndrangheta, le mani della cosca Araniti sulle elezioni a Reggio Calabria. Indagati per scambio elettorale il sindaco del Pd, Falcomatà, e il capogruppo di FdI nel Consiglio regionale, Neri

Ndrangheta, le mani degli Araniti sulle elezioni a Reggio Calabria. Indagati il sindaco del Pd, Falcomatà e il capogruppo FdI in regione Neri

Ndrangheta, le mani della cosca Araniti sulle elezioni a Reggio Calabria. Indagati per scambio elettorale il sindaco del Pd, Falcomatà, e il capogruppo di FdI nel Consiglio regionale, Neri

Passano gli anni e non diminuiscono gli appetiti elettorali della Ndrangheta. A confermare questo trend è l’operazione dei carabinieri del Ros, insieme ai militari del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Squadrone eliportato “Cacciatori” Calabria, che hanno eseguito 14 misure cautelari, di cui 7 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 3 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

I provvedimenti sono stati emessi dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Procura. Gli indagati, a vario titolo, devono rispondere di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. L’indagine, diretta dalla Procura – Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Reggio Calabria, ha documentato l’esistenza di gravi e concordanti elementi relativi alla operatività e alle attività delittuose della cosca Araniti.

Tra gli indagati spuntano anche il sindaco Pd di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, e il capogruppo di FdI nel Consiglio regionale, Giuseppe Neri, a cui viene contestato il reato di  scambio elettorale politico-mafioso.

Ndrangheta, le mani della cosca Araniti sulle elezioni a Reggio Calabria

Le indagini, condotte dal ROS sotto la direzione della Procura di Reggio Calabria, si sono concentrate sulla cosca “Araniti”, egemone nel territorio di Sambatello, ed hanno consentito di delinearne gli assetti, le attività estorsive in danno di appalti pubblici, l’ingerenza nella conduzione della discarica di “Sambatello” attraverso l’imposizione, alle ditte di volta in volta impegnate nella gestione dell’impianto, del personale da assumere e le relazioni con le omologhe consorterie criminali attive nei territori confinanti di Diminniti e Calanna. È stato inoltre documentato lo stringente controllo esercitato sul territorio che ha portato finanche alla limitazione dell’attività venatoria nell’area agreste della frazione.

Le investigazioni, avviate nel 2019, avrebbero inoltre permesso di acquisire elementi sintomatici del condizionamento delle elezioni – presso alcuni seggi elettorali – per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria (nel 2020 e nel 2021) e del Consiglio Comunale di Reggio Calabria (nel 2020). In particolare, uno degli indagati raggiunto da provvedimento restrittivo, legato da vincoli di parentela ad esponente apicale della cosca Araniti, con il fine di sostenere i candidati di interesse avrebbe alterato – con la complicità di scrutatori compiacenti – le operazioni di voto, procurandosi le schede elettorali di cittadini impossibilitati a votare ed esprimendo, in luogo di questi ultimi, la preferenza in favore dei candidati sostenuti. L’indagato, dopo i positivi esiti elettorali, avrebbe ottenuto dai politici eletti nomine nell’ambito di enti pubblici o come professionista esterno.

L’inchiesta sulla cosca di Ndrangheta degli Araniti

La Procura, con riferimento agli episodi di ipotizzato condizionamento delle competizioni elettorali, ha avanzato richiesta di applicazione di misura cautelare per il delitto di scambio elettorale politico – mafioso, oltre che su soggetti legati alle articolazioni mafiose operanti nell’ambito cittadino, anche a carico di un Consigliere della Regione Calabria e di un Consigliere del Comune di Reggio Calabria.

Il gip del Tribunale di Reggio Calabria ha rigettato la richiesta cautelare ed avverso questo provvedimento l’Ufficio della Procura proporrà appello. Nel procedimento penale risulta indagato, sempre per il reato ex articolo 416 ter, anche il Sindaco di Reggio Calabria, nei confronti del quale, tuttavia, non era stata avanzata richiesta cautelare non avendo ritenuto compiutamente integrati per lo stesso tutti i presupposti legittimanti.

Falcomatà si difende

“Questa mattina ho appreso di essere indagato in un’inchiesta della Procura di Reggio Calabria. È una vicenda che, come sempre è accaduto in tutte le situazioni giudiziarie che ho dovuto affrontare in questi anni, chiarirò nelle sedi opportune, pienamente rispettoso dell’attività della magistratura, per la quale nutro piena fiducia”. Lo afferma, in una dichiarazione, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.

“Chi mi conosce sa che ho sempre svolto il mio ruolo in piena onestà, tenendo fede al principio della legalità come bussola del mio agire politico ed amministrativo. Ed in questo senso intendo continuare ad operare con serenità nell’interesse della città, nella piena consapevolezza di quanto importante sia l’attività repressiva nei confronti delle cosche di ‘ndrangheta, portata avanti dalla magistratura, che vedrà sempre nelle istituzioni territoriali che mi onoro di rappresentare uno strenuo ed integerrimo alleato”.