Negazionisti alla riscossa, sui giornali dilagano le false Verità sul clima

Sui giornali i negazionisti climatici diventano i protagonisti, negando il cambiamento e raccontando false verità.

Negazionisti alla riscossa, sui giornali dilagano le false Verità sul clima

Sul podio dei negazionisti climatici c’è, manco a dirlo, La Verità. Il quotidiano di Maurizio Belpietro solo ieri ha calato un’invidiabile doppietta. Da una parte c’è l’articolo trito e ritrito che ci spiega come “le temperature di questi giorni non siano affatto una novità”, mettendo in fila le giornate calde dell’anno prima, quello precedente, poi ancora, andando a ritroso. In un Paese qualsiasi un giornalista che non sappia distinguere le temperature dal clima verrebbe bocciato a scuola, qui invece si diventa guru.

A braccetto troviamo l’editoriale di Paolo Del Debbio (uno dei volti della nuova Mediaset “non populista” che propaganda Pier Silvio Berlusconi, a proposito) che se la prende niente di meno che con il Times, colpevole di “inzuppare il biscotto in una brodaglia di idee, di ideologie, dati non verificati che gli ha fornito la stampa italiana”. Secondo Del Debbio i giornalisti del Times sarebbero vittime di “una scarsa informazione con equivalente ignoranza e di una malafede che liscia il pelo, non alla scienza del clima ma al clima ecologico-terroristico nel quale ormai siamo immersi” noi giornalisti italiani. “È estate. Fa caldo”, sentenzia Del Debbio.

La questione è chiusa, secondo lui. Sembra di essere tornati ai tempi del Covid in cui i negazionisti ci dicevano che “nessun parente o amico si è ammalato” e quindi il virus non esisteva. Allora si confidava sul fatto che incappare nella malattia (augurandogliela leggera) avrebbero potuto rinsavire ma i fatti ci hanno dimostrato che anche in quel caso il vero negazionista sposta il complotto su altro senza mai fare i conti con una doverosa presa di coscienza.

Negazionisti, dal clima al Covid: due facce della stessa medaglia

Clima e Covid del resto sono la stessa faccia della medaglia: una missione editoriale per chi è terrorizzato dalla fine della pandemia e quindi dalla possibile perdita di lettori e telespettatori. Il nuovo complotto quindi è “il cambiamento climatico che non esiste”. Sempre ieri su Repubblica ha trovato voce il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. “Sono stato poco tempo fa in Giordania e c’era un caldo più che sopportabile”, dice Gasparri che nella sua intervista invita Greta (odiosissimo simbolo del complotto per i negazionisti, esattamente come i virologi in tempo di Covid) ad “andare in Cina”: “Dice che non prende l’aereo, – spiega Gasparri – allora vada in moto… Marco Polo con altri mezzi c’è andato secoli fa, perché lei no? Ha idea di come producono e di quanto inquinano?”.

In questo caso oltre a un velo di negazionismo troviamo anche qualche etto di benaltrismo. “Perché dovremmo inquinare meno per sopravvivere se gli altri inquinano”, è lo schema del ragionamento (suicida) che si ripete. Di “previsioni parascientifiche” scrive anche Giuliano Ferrara su Il Foglio, covo di negazionismo climatico ma liberale. Da quelle parti il cambiamento climatico è il nemico del libero mercato quindi se la prendono, pestano i piedi, vogliono arrogarsi del diritto di fare finta di niente. Lo scorso 24 giugno su Il Foglio si è scomodato perfino il direttore Claudio Cerasa per dirci “altro che siccità. La vera crisi dell’acqua in Italia è ideologica, nata dalla demagogia del bene comune”. Per Cerasa dovremmo preoccuparci meno del clima e più dei rubinetti che perdono per colpa dei comunisti che non hanno lasciato la gestione dell’acqua agli illuminati imprenditori italiani. Un capolavoro.

Fantascienza climatica

Il 5 luglio, sulla prima pagina del Giornale si legge il titolo, a proposito delle morti sulla Marmolada, “Gli sciacalli dei ghiacci” e la frase “i gretini strumentalizzano la strage”. È un classico dei negazionisti: accusare la scienza di “strumentalizzare”, arte di cui vorrebbero l’esclusiva. Nel giro di una sola settimana Il Mattino ha pubblicato ben due interventi. Nel primo l’intervistato ha il coraggio di affermare che i dati dell’Onu sono “sbagliati ed esageratamente caldi in partenza”, spiegando che le informazioni scientifiche sono “diffuse in maniera propagandistica” e che la Terra è calda per via di “cicli millenari e molte speculazioni”.

Nel secondo si legge che “il caldo record non è una novità” ed è condizionato dall‘“influenza dei cicli solari”. La falsa teoria del cambiamento climatico causato dal sole ha quarant’anni, è stata ampiamente smontata dall’Intergovernmental panel on climate change dell’Onu ma nei giornali italiani continua a sopravvivere. Come spiega Antonio Scalari per Valigia Blu “il negazionismo sfrutta diverse tecniche e argomentazioni. Ma c’è una costante nel suo modus operandi: prendere di mira il consenso scientifico e la sua stessa legittimità.

La presenza di pseudoesperti sui media, che si rivolgono direttamente al pubblico, suscita l’impressione ingannevole che il dibattito, nella scienza, sia ancora aperto”. Il dibattito scientifico invece è chiuso da tempo. Oggi la scienza è certa che il riscaldamento globale sia causato dalle emissioni prodotte dalle attività umane, in primo luogo, dai combustibili fossili. Il mito di un “dibattito aperto” è semplicemente l’esca dei negazionisti per tentare di legittimare posizioni che rientrano nell’alveo della libertà di avere idee false e sbagliate. Da ragazzo, al liceo, avevo un compagno di classe convinto che dei giganti abitassero nel sottosuolo e dominassero il mondo. Nessuno si sarebbe mai sognato di invitarlo a un confronto con un geologo o un gigantologo. Nessuno – nemmeno nei suoi incubi peggiori – avrebbe mai potuto immaginare che fosse invitato in qualità di esperto sui media nazionali. A lui non è successo. Ma altri come lui, evidentemente, ce l’hanno fatta.