Negli Usa la ripresa c’è davvero: boom dei posti di lavoro

di Giuliano Balestreri per La Repubblica

La ripresa americana c’è e si fa sentire. L’economia a stelle e strisce batte tutte le aspettative e riesce a creare 288mila posti di lavoro nel mese di aprile, durante il quale il tasso di disoccupazione cala al 6,3%. L’annuncio del Dipartimento del Lavoro di Washington supera ogni previsione: gli analisti avevano indicato probabile un tasso del 6,6%, mentre i nuovi occupati (con l’esclusione del settore agricolo) erano attesi in area 210-220mila unità. Per gli Stati Uniti un livello di disoccupazione del 6,3% rappresenta il minimo dal settembre del 2008; si tratta di un riferimento significativo, perché è il mese in cui avvenne il fallimento di Lehman Brothers, l’evento che scatenò la crisi finanziaria prima, ed economica poi. Allora, per intendersi, Barack Obama era ancora un senatore.

Il dato è importante anche perché sconfessa i timori generati dall’inattesa gelata del Pil americano, che nel primo trimestre del 2014 era cresciuto solo dello 0,1%. Si conferma quindi che è stato il maltempo – che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno – a frenare l’economia, che però è in netta ripresa. Non bisogna però dimenticare anche un dato negativo emerso dal rapporto sul lavoro: la partecipazione alla forza lavoro è calata al 62,8%, il minimo in 35 anni. Anche per questo motivo, i future su Wall Street si mantengono in terreno positivo ma senza registrare strappi eccessivi al rialzo. Per Vincenzo Longo di Ig Markets, al di là
di quest’ultimo dato “non si può nascondere il fatto che l’economia americana ha ripreso a creare posti di lavoro a un ritmo impressionante”. Viene così assecondata la visione della Fed, “secondo cui la ripresa riguadagnerà forza nei prossimi mesi e cancella i dati deludenti sul Pil del primo trimestre rilasciate in settimana”.

Prima della rilevazione statunitense, i mercati hanno guardato al tasso di disoccupazione europeo: nella zona della moneta unica è risultato stabile all’11,8% a marzo, rispetto a febbraio, mentre è calato dal 12% del 2013. Buone notizie per l’Italia sono arrivate dall’indice manifatturiero Pmi, che è salito a quota 53,4 punti con l’Italia ai massimi da tre anni. Ieri, intanto, con i mercati europei chiusi, erano arrivati altri segnali positivi da oltre oceano con l’aumenta della spesa dei consumatori: secondo quanto riportato Bloomberg gli acquisti di case sono saliti dello 0,9%, il maggior rialzo dal 2009. L’indice Ism manifattura, invece, è salito sopra le attese a quota 54,9.

Rimangono così contrastate le Borse europee: a Milano Piazza Affari è in rialzo dello 0,4%, Londra è in leggero apprezzamento (+0,2%), Francoforte è invariata e Parigi cede lo 0,45%. Tra i singoli titoli milanesi si segnala la buona lena di Bpm, positiva in vista dell’avvio dell’aumento di capitale il prossimo lunedì. Sale anche Fiat, che festeggia i dati positivi sulle vendite di Chrysler negli Stati Uniti; più attardato il comparto del lusso, con Tod’s e Luxottica deboli. Arrivano poi nuovi segnali positivi sul fronte della finanza pubblica. Dopo l’annuncio della riforma della Pubblica amministrazione, che il governo Renzi ha intenzione di varare il prossimo 13 giugno, lo spread, la differenza di rendimento tra Btp e Bund tedeschi è stabile sotto quota 160 punti base, mentre i titoli di Stato rendono il 3,04% sul mercato secondario.

Questa mattina, invece, si è registrato il balzo dei consumi delle famiglie giapponesi a marzo che sono cresciuti del 7,2% su anno e influenzato dagli acquisti di beni durevoli fatti prima del rialzo dell’Iva, dal 5 all’8%, scattato il primo aprile. Nel Paese, intanto, la disoccupazione resta invariata a marzo, al 3,6%, a fronte di un aumento, per il 16/mo mese di fila, del rapporto tra offerta e domanda di lavoro: 1,07 da 1,05 di febbraio, 107 posti disponibili ogni 100 domande. Il dato sulla disoccupazione, diffuso dal ministero delle Comunicazioni e degli Affari interni, si conferma il più basso dallo da luglio 2007, da prima del crack di Lehman Brothers Il mercato del lavoro, secondo il ministero, “ha continuato a mostrare segnali di rialzo con la ripresa economica”. Nonostante tutto, però, la Borsa di Tokyo ha chiuso in leggere flessione proprio in attesa dei dati sull’occupazione Usa: l’indice Nikkei ha ceduto lo 0,2% attestandosi a quota 14.457,51 e interrompendo il recupero avviato lunedì.

Sul fronte delle materie prime, poco prima dell’apertura di Wall Street il contratto a giugno del petrolio è in calo di 40 centesimi, lo 0,40%, a 99,82 dollari al barile, mentre i future a giugno dell’oro avanzano di 2,20 dollari, lo 0,20% a 1.281,20 dollari l’oncia. L’euro è in lieve calo sul dollaro: la moneta unica scambia a 1,3864 sul biglietto verde, poco sotto la soglia di 1,387 registrata ieri in chiusura.