Nel telefono di Diabolik l’identità del suo assassino. I magistrati cercano tra i tabulati chi ha sparato all’ultras della Lazio

Il rebus sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, in arte Diabolik, è lontano da una soluzione. Anzi quotidianamente si arricchisce di particolari che infittiscono il mistero. Così mentre si cerca di capire chi abbia premuto il grilletto, nella più classica delle esecuzioni mafiose, gli inquirenti stanno cercando di capire se qualcuno, magari interno alla cerchia di frequentazioni dell’ex leader storico degli Irriducibili, lo abbia tradito attirandolo nell’agguato di mercoledì al parco degli Acquedotti. Un inquietante interrogativo a cui i pm intendono dare risposta attraverso l’analisi dei tre smartphone di Piscitelli, da cui sono sicuri di poter ricostruire i contatti avuti nelle ore e nei giorni precedenti all’omicidio. La speranza è quella di riuscire ad isolare il numero di telefono e quindi dare un volto alla persona che ha organizzato il fatale appuntamento. Del resto fino ad ora i testimoni, tra cui i familiari dell’ex capo ultrà, non avrebbero fornito elementi utili a far luce sull’omicidio. Ma il vero giallo resta su “chi” e sul “perché” qualcuno abbia voluto premere il grilletto. In un primo momento si pensava ad un killer professionista ma nelle ultime ore questa ipotesi sembra vacillare perché, come raccontato dal body guard di Diabolik, la pistola dell’assassino si sarebbe inceppata. Insomma la situazione è ancora molto ingarbugliata e, tra le tante piste investigative, quella privilegiata continua ad essere quella che punta il dito sui clan albanesi.