Nella Giornata mondiale dei diritti umani Trump minaccia la Cpi e il Consiglio d’Europa vuole depotenziare la Corte Ue (Cedu)

Doppio attacco ai diritti umani: Trump vuole l'immunità dalla Cpi e i leader Ue vogliono mano libera per deportare i migranti in Paesi terzi

Nella Giornata mondiale dei diritti umani Trump minaccia la Cpi e il Consiglio d’Europa vuole depotenziare la Corte Ue (Cedu)

Hanno scelto la Giornata mondiale dei diritti umani per sferrare i loro attacchi. Da un lato il presidente Usa, Donald Trump, che è tornato a minacciare la Corte penale internazionale, dall’altro i ministri dei Paesi del Consiglio d’Europa, riuniti a Strasburgo per “modernizzare” la Convenzione europea dei diritti umani. Ma sarebbe meglio dire per limitare il potere della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu), accusata di intralciare le politiche europee in tema di immigrazione, così da poter liberamente utilizzare gli Hub nei paesi terzi, come l’Albania…

Trump minaccia la Cpi. Stop alle indagini su di lui e sui leader israeliani

Partiamo da Trump, che ieri è tornato a intimare alla Cpi una modifica del suo documento fondativo per garantire che non indaghi sul presidente degli Stati Uniti (cioè lui stesso) e sui suoi alti funzionari. The Donald pretende anche che la Corte interrompa le sue indagini sui leader israeliani per la guerra di Gaza e quelle sui militari Usa per le loro azioni in Afghanistan.

Qualora i giudici non ottemperassero, Washington è pronta a penalizzare ulteriormente i funzionari della Cpi e a sanzionare la Corte stessa. Le sanzioni prevedono il congelamento dei beni e dei conti bancari in Usa e il divieto a entrare negli Stati Uniti. Da sottolineare che gli stati Uniti non hanno sottoscritto lo Statuto di Roma che ha istituito la Cpi nel 2002 come tribunale di ultima istanza, con il potere di perseguire anche i capi di Stato.

Tutti contro la Cedu che applica la legge sui migranti

E se la Cpi piange, di sicuro la Cedu non ride. “Siamo qui oggi perché la Corte europea dei diritti dell’uomo è stata sottoposta a pressioni”, aveva evidenziato in apertura dei lavori il segretario generale del Consiglio d’Europa Alain Berset, sottolineando come “alcuni Stati ritengono che l’evoluzione dell’interpretazione della Corte abbia limitato la loro discrezionalità politica in determinate situazioni”, e che questa sia una “loro prerogativa”.

L’attacco alla Corte dell’Italia e di altri otto stati Ue

La riunione segue la lettera inviata a maggio scorso da nove Paesi, guidati da Italia e Danimarca, in cui i leader affermavano di ritenere necessario, in tema di immigrazione, “esaminare il modo in cui la Corte europea dei diritti dell’uomo ha sviluppato la sua interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. La lettera portava anche le firme dei leader di Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia.

“Oggi, su mia iniziativa, 46 Paesi europei si riuniscono per discutere questioni relative alla migrazione e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Il nostro compito non è quello di indebolire la Convenzione, ma di mantenerla forte e rilevante”, ha scritto Berset sui social.

Parole nobili, che però gli stati – per l’Italia era presente il Guardasigilli Carlo Nordio – hanno trasfuso in una dichiarazione politicamente molto chiara: “I ministri del Consiglio d’Europa hanno chiesto la preparazione di una dichiarazione politica sulle questioni relative alla migrazione e alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nonché una nuova raccomandazione sul traffico di Migranti per il 2026, in una serie di conclusioni adottate da tutti i 46 Stati membri”, recita un comunicato del Consiglio d’Europa diffuso alla fine della riunione.

Via libera agli hub nei paesi terzi, con buona pace della Cedu

Ma la parte saliente del documento riguarda l’indicazione che si dovrà “elaborare un modello di accordo, conforme al diritto internazionale, per il rimpatrio dei richiedenti asilo respinti o privi del diritto di soggiorno e per l’esternalizzazione della gestione migratoria”. Anche attraverso l’utilizzo di “hub” che gli Stati membri del Consiglio d’Europa potrebbero attivare in collaborazione con Paesi terzi. In pratica ieri si è sancita l’esternalizzazione della gestione migratoria.

Festeggia Meloni

Una proposta che dopo l’ok Ue ai paesi terzi sicuri e alla stretta sui rimpatri, ha fatto direi ieri alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che “il protocollo Albania sta diventando prassi europea”. “L’Italia ha lavorato alla proposta di soluzioni innovative che ora sono viste con interesse e stanno diventando prassi comuni”, ha detto Meloni intervenendo alla seconda Conferenza Internazionale dell’Alleanza Globale per Contrastare il Traffico di Migranti che si è svolta sempre ieri a Bruxelles.

E Ursula festeggia il nuovo Patto Ue sulla migrazione

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha invece rivendicato il fatto che l’Europa sta “gestendo la migrazione in modo responsabile” e che gli arrivi dei migranti irregolari sono in calo (-26% quest’anno e -37% l’anno scorso).

“Due anni fa – ha ricordato -, ci siamo impegnati a costruire un’Alleanza globale per contrastare il traffico di migranti. Il nostro principio guida qui nell’Ue è che siamo noi europei a decidere chi arriva in Europa e ne attraversa i confini, e in quali circostanze, e non i trafficanti. Pertanto, negli ultimi due anni, l’Ue ha rivisto la sua politica migratoria”, ha aggiunto.

Per concludere: “Proprio questa settimana, dopo un intenso lavoro, abbiamo adottato le prime misure di solidarietà”, riguardanti il ricollocamento in altri Stati membri dei migranti irregolari giunti nei paesi Ue in prima linea, come l’Italia, o il supporto finanziario e operativo a questi stessi paesi, che da giugno “daranno il via all’attuazione del Patto Ue sulla Migrazione e l’Asilo. Il Consiglio Ue ha inoltre adottato una posizione comune sui rimpatri e sui Paesi sicuri, che ora apre la strada ai negoziati con il Parlamento europeo”.

Buona Giornata mondiale dei diritti umani a tutti.