Nessuna garanzia per i lavoratori, il governo in ritardo sul caldo

Il caldo è arrivato, ma il governo si accorge solo ora dell'afa e ancora non ha messo in campo interventi per la sicurezza dei lavoratori.

Nessuna garanzia per i lavoratori, il governo in ritardo sul caldo

Fuori tempo massimo. Ancora una volta. Eppure il caldo estivo italiano non è poi così imprevedibile Ma non c’è niente da fare, il governo non riesce proprio a ricordarsene prima che le temperature diventino infernali. E così, anche quest’anno l’intervento per tutelare dal caldo i lavoratori non arriva. O, almeno, non ancora. Si fa con calma, nelle prossime settimane. Come se il caldo non fosse già arrivato. O come se i lavoratori non ne subissero le conseguenze solo perché una legge su misura ancora non c’è. Difficile pensare che il clima attenda la ministra del Lavoro, Marina Calderone. Che si limita ad annunciare interventi per il futuro. Ma non oggi. Un po’ come già avvenuto negli scorsi anni: basti guardare al 2023, quando le misure contro il caldo erano state annunciate il 25 luglio.

Quest’anno, quantomeno, si parte da regole già adottate in passato, ma il ritardo del ministero del Lavoro è evidente. Ed è emerso in occasione dell’incontro sulla sicurezza nei luoghi di lavoro che si è tenuto ieri al ministero. Un confronto preliminare, considerando che – come sottolinea la stessa Calderone – ieri sono stati concordati i “tempi per nuove misure in materia di sicurezza su lavoro”. Entro luglio, assicura, verrà presentato un testo condiviso su alcuni temi come quello della stabilizzazione dell’assicurazione scolastica. I tempi, fortunatamente, saranno più rapidi per l’accordo relativo alle ondate di calore. Ma quanto rapidi è tutto da capire, considerando che il caldo è già arrivato e che per ora si rimanda almeno alla prossima settimana.

Sicurezza sul lavoro, il governo in ritardo sulle misure contro il caldo

Il confronto, quantomeno, è iniziato con un clima positivo, apprezzato tanto dalla ministra quanto dai sindacati. Il secondo appuntamento dovrebbe tenersi la prossima settimana e si dovrebbe parlare proprio dell’emergenza caldo e del tema degli appalti. Per il momento, comunque, una data ufficiale non c’è. Per fare in fretta l’ipotesi è di intervenire, sul fronte climatico, con un emendamento al decreto approvato in Cdm negli scorsi giorni, riguardante il sostegno ai comparti produttivi. Si potrebbe puntare su una conferma degli interventi introdotti lo scorso anno, come la sterilizzazione delle ore non lavorate (con la possibilità per il comparto agricolo di fermarsi negli orari più caldi).

Anche se l’obiettivo è raggiungere un’intesa più ampia: se ne discute da due anni, ma non si è ancora mai arrivati a un accordo con la contrarietà delle imprese. La certezza è che bisogna fare in fretta, come sottolinea il senatore di Avs, Tino Magni: “Prima che diventi troppo caldo è necessario un intervento per contrastare il rischio che l’aumento delle temperature renda alcuni ambienti di lavoro insostenibili”. D’altronde alcune Regioni si sono già mosse, ma serve un provvedimento nazionale, sottolinea Magni. A sollecitare Calderone arriva anche il Pd con Arturo Scotto e Marco Sarracino: “È impossibile in alcuni settori lavorare a temperature che già a metà giugno raggiungono quasi i quaranta gradi. Occorre prevedere la cassa integrazione e forme di riduzione dell’orario di lavoro per gli orari con picchi di calore”. Magari estendendole ai rider.