Nessuna pietà per Marrazzo. Le motivazioni della sentenza di condanna dei quattro carabinieri: l’ex governatore vittima di un ricatto preordinato e crudele

Le motivazioni della sentenza con cui sono stati condannati i carabinieri che tentarono di ricattare Piero Marrazzo

Il trattamento riservato all’allora presidente del Lazio Piero Marrazzo da due militari fu “pervasivo e senza pietà”. Questo uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza dello scorso 28 novembre con cui sono stati condannati i carabinieri Nicola Testini e Carlo Tagliente a 6 anni di reclusione, Luciano Simeone a 6 anni e mezzo e Antonio Tamburrino a 3 anni per il tentativo di ricatto ai danni dell’allora governatore del Lazio.

Secondo i giudici della nona sezione del Tribunale di Roma, si trattò “di un’operazione preordinata dagli indagati” perché “dalle risultanze istruttorie emerge pertanto in maniera insuperabile che i carabinieri fossero a conoscenza già da prima della loro irruzione, che Marrazzo quella mattina avrebbe raggiunto Natali nell’abitazione di quest’ultima”. Entrati in azione, infatti, avrebbero messo in moto il proprio piano girando il famoso filmato con cui intendevano “ricattare l’importante uomo politico per farsi consegnare consistenti somme di denaro”.

Ma c’è di più perché, come si legge nelle quasi 400 pagine, “le immagini mostrano il Governatore con atteggiamento di sconforto e di resa, forse in procinto di piangere. Insomma non più un uomo con la sua identità, ma una vera e propria maschera di sofferenza interiore”. Una vicenda che “devastò la vita” lavorativa e familiare della vittima del ricatto.