Nessuno dice di chi è la colpa dei rincari

I poveri, e poi il Covid, i rincari, il congresso Pd. Con l’arrivo del nuovo anno ci sono alcuni temi destinati a scomparire dai radar.

Nessuno dice di chi è la colpa dei rincari

I poveri, e poi il Covid, i rincari, il congresso Pd. Con l’arrivo del nuovo anno ci sono alcuni temi che un po’ per l’inerzia delle forze politiche e un po’ per furore ideologico e incapacità del nuovo governo di destra–centro sono destinati a scomparire dai radar e sono stati già relegati ai margini dalla memoria della politica ma che la società non dimentica e prima o poi verrà a chiederne conto.

I poveri, e poi il Covid, i rincari, il congresso Pd. Con l’arrivo del nuovo anno ci sono alcuni temi destinati a scomparire dai radar

Reddito di cittadinanza. Con la nuova legge di Bilancio per i cosiddette occupabili il sussidio potrà durare al massimo altri sette mesi. Nell’attesa questa platea di persone – circa uno su quattro dei beneficiari – dovrebbe frequentare corsi di formazione propedeutici all’inserimento nel mercato del lavoro. Basterà rifiutare anche una sola offerta e si decadrà dal sussidio. Ma il tentativo di eliminare la parola congruità per l’offerta non è andato al momento in porto. Tutta la materia dovrà essere riordinata dal governo in un decreto atteso con tutta probabilità entro la fine di questo mese.

Per i 18-29enni che non hanno finito la scuola dell’obbligo il sussidio è subordinato alla frequenza di corsi formativi. Peccato però che in Italia si sconta un’endemica difficoltà a trovare lavoro e che le Regioni hanno praticamente tagliato le gambe ai Centri per l’impiego. Sulle politiche attive era intervenuto il governo Conte I, prevedendo un piano di 11.600 nuove assunzioni entro fine 2021 nei Centri per l’impiego e stanziando un miliardo di euro. Le Regioni, 14 delle quali in mano alla Destra, hanno mancato l’obiettivo e ad oggi risultano effettivamente inseriti nei Cpi solo il 33% dei nuovi addetti.

Il risultato è che nell’anno che verrà circa 700 mila persone che non troveranno lavoro nell’arco di 7 mesi non avranno più un sussidio per campare. E non è ancora chiaro che fine faranno coloro che percepiscono il Reddito come integrazione al loro salario, vale a dire i lavoratori poveri. E che non possono certo essere accusati di essere divanisti e fannulloni, perché un lavoro ce l’hanno ma è malpagato e precario.

A ciò si aggiungano le previsioni di autorevoli studi (Svimez) che annunciano 700mila nuovi poveri nel 2023. Come se non bastasse oltre a voler cancellare il Reddito di cittadinanza il governo Meloni intende cancellare altre misure del M5S, come il Superbonus che ha fatto da volano all’economia creando 900mila posti di lavoro.

Dalla Cina il Covid è tornato a terrorizzare il mondo e il governo che fa? pensa bene di farlo sparire per decreto. Il decreto Rave non consente solo agli operatori sanitari che si erano rifiutati di vaccinarsi di rientrare al lavoro ma cancella di fatto tutti gli obblighi presi a suo tempo contro il virus. Sospende le multe da 100 euro con cui sono state sanzionate le persone con più di 50 anni, che non hanno rispettato l’obbligo vaccinale, annulla l’obbligo di effettuare un test rapido o molecolare alla prima comparsa dei sintomi e per uscire dall’isolamento dopo aver contratto il Covid.

E ancora: riduce la durata del regime di auto-sorveglianza per chi è entrato in contatto con persone positive e toglie l’obbligo di sottoporsi a tampone una volta finito il periodo di auto-sorveglianza. Abroga, poi, le misure che consentivano l’accesso alle strutture socio-sanitarie solo alle persone munite di green pass. Non solo. A partire dal 1° gennaio il numero di pubblica utilità “1500” attivato nel 2020 per offrire consulenza telefonica e informazioni sul Covid è stato sospeso. Con il risultato che cinquecento lavoratori Almaviva Contact, impiegati per lo più tra Catania e Palermo, si ritroveranno in mezzo alla strada.

Di tempo n’è passato da quando Matteo Salvini prometteva che avrebbe cancellato le accise sulla benzina. Ora che è tornato al governo come vicepremier e ministro è responsabile del colpo di spugna con cui l’esecutivo ha cancellato gli sconti sui prezzi dei carburanti. Non solo. È scattato l’aumento del 2% per i pedaggi di Autostrade per l’Italia. E a luglio è previsto un altro aumento dell’1,34%.

Assoutenti segnala poi nel nuovo anno rincari anche per i prezzi dei biglietti di bus e metro. Addirittura a Roma da agosto il prezzo passerà dagli attuali 1,50 euro a 2 euro: un aumento di ben il 33%. Codacons stima che quest’anno gli italiani rischiano di andare incontro ad una stangata media da +2.435 euro a famiglia a causa proprio dei rincari di prezzi e tariffe. E la cifra non tiene conto dei possibili aumenti delle bollette di luce e gas.

Già così non appassionano nessuno le vicende congressuali in casa del Pd che sembrano essere scomparse dai radar dei media e dell’opinione pubblica. Ad aggravare il dibattito stantìo su chi sarà il successore di Enrico Letta arriva l’ipotesi di rinviare di una settimana la data delle primarie: dal 19 al 26 febbraio. Su questa proposta, finalizzata a distanziare il voto sul successore di Letta dalle elezioni regionali sarebbe in corso una consultazione informale dei candidati alla segreteria. In ogni caso una decisione dovrebbe passare dal vaglio della direzione o dell’assemblea che si riunirà intorno al 20 gennaio.

Dal comitato di Stefano Bonaccini fanno sapere di non voler commentare l’ipotesi di slittamento della data del congresso ma traspare irritazione: “Noi ci siamo attenuti ai tempi stabiliti, già piuttosto lunghi”. E mentre il dibattito congressuale langue il mondo delle correnti pare implodere e moltiplicarsi. Piero Fassino ha mollato il suo capo corrente di Areadem, Dario Franceschini, per dar vita a un nuovo “incubatore” di idee.

Si chiama Iniziativa democratica, la nuova corrente, e sposa la candidatura di Bonaccini. Il tutto mentre tra gli iscritti e i sostenitori del partito impazzano le proteste. Il motivo? Vorrebbero pesare di più. L’unico strumento affidato agli iscritti, in attesa della discussione delle mozioni dei candidati , è la “Bussola”, un questionario affidato alla gestione della Ipsos di Nando Pagnoncelli, che dovrebbe delineare i temi fondanti del nuovo Partito democratico.

Un lungo elenco di domande in cui il sostenitore dovrebbe mettere delle crocette sui futuri obiettivi del partito. Insomma, un altro cervellotico strumento che allontana ancora di più il partito dalla gente.

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