Netanyahu cerca la mattanza. Via libera all’invasione di Gaza

L'esercito israeliano ieri sera ha fatto sapere che a breve la guerra si sposterà dentro Gaza e sarà "lunga e dolorosa".

Netanyahu cerca la mattanza. Via libera all’invasione di Gaza

Da un lato continuano gli scambi di artiglieria tra Israele, Palestina e Libano, che sembrano prefigurare un possibile allargamento del conflitto, dall’altro la diplomazia che arranca e le piazze di mezzo mondo che si infuocano. Sono ore di apprensione in Medio Oriente dove la situazione sta precipitando tra l’esercito israeliano che ieri sera ha fatto sapere che “a breve la guerra si sposterà dentro Gaza e sarà lunga e dolorsa”, e tra i continui lanci di razzi da parte di Hamas e di Hezbollah e le tensioni che si stanno espandendo a macchia d’olio soprattutto in Siria, dove ieri l’esercito israeliano ha bombardato una postazione dell’esercito regolare, e in Iraq dove sono state attaccate due basi americane provocando diversi feriti lievi.

L’esercito israeliano ieri sera ha fatto sapere che a breve la guerra si sposterà dentro Gaza e sarà “lunga e dolorosa”

Secondo l’Associated Press, due droni sono stati abbattuti in prossimità della struttura militare degli Usa di al Asad senza causare danni mentre un terzo drone è stato danneggiato dagli apparati di sicurezza ma è riuscito comunque a schiantarsi provocando lievi feriti tra le forze della coalizione nella base occidentale. Tensione in aumento anche in Siria dove l’esercito israeliano ha bombardato almeno una postazione dell’esercito siriano nel sud del Paese, per la precisione nella provincia di Quneitra. Ma se possibile è ancora più problematica – e delicata – la situazione nel Libano tanto che l’ambasciata americana a Beirut ha invitato tutti i concittadini statunitensi a partire “fino a quando vi saranno ancora disponibili voli commerciali”.

“Ai cittadini americani che decidono di non partire”, preferendo restare in Libano, “raccomandiamo di preparare dei piani di emergenza”, prosegue la nota secondo cui nel Paese la “sicurezza è ormai imprevedibile”. Difficile dar loro torto visto che Hezbollah, le milizie sciite alleate dell’Iran e di Hamas, continuano a lanciare missili e minacce verso Israele. Dopo un fitto attacco a base di razzi sulla città di Manara nel nord di Israele, l’esercito di Tel Aviv ha fatto sapere di aver contraccambiato colpendo con l’artiglieria numerosi obiettivi militari in Libano.

Il timore che Hezbollah apra un nuovo fronte è più alto che mai

Insomma il timore che Hezbollah apra un nuovo fronte è più alto che mai. Quel che è certo è che bisogna trovare una via diplomatica per evitare l’escalation prima che sia troppo tardi anche se sembra si stia facendo troppo poco. A pensarlo è Josh Paul, dirigente del Dipartimento di Stato degli Usa nell’ufficio che sovrintende ai trasferimenti di armi, che si è dimesso per protestare contro la decisione dell’amministrazione di Joe Biden di continuare a inviare armi e munizioni a Israele mentre assedia Gaza. Secondo lui la Casa Bianca a suon di decisioni politiche “miopi, distruttive, ingiuste e contraddittorie rispetto agli stessi valori che sosteniamo pubblicamente”, starebbe gettando benzina sul fuoco. Del resto ci sono voluti dodici giorni di furiosi combattimenti per ottenere il via libera dell’Egitto all’apertura del valico di Rafah, la quale dovrebbe avvenire oggi, per far passare i primi aiuti umanitari e permettere l’evacuazione di chi fugge dal conflitto.

Ma se la situazione ai confini di Israele è tesa, non sembra più tranquilla quella che si respira all’interno dello Stato ebraico dove l’opinione pubblica non sta lesinando critiche al primo ministro Benyamin Netanyahu soprattutto per come sta affrontando il dossier degli oltre 200 ostaggi in mano ad Hamas. Pressing che ieri ha spinto l’esercito israeliano ad effettuare un nuovo blitz nella Striscia per localizzare dispersi israeliani o acquisire informazioni sulla loro sorte ma che non avrebbe dato i frutti sperati. Come se non bastasse, non si placano neanche le polemiche per la distruzione dell’ospedale Al-Ahli di Gaza.

Malgrado le certezze di Netanyahu e di Biden, entrambi convinti che la struttura è stata devastata da un missile difettoso lanciato dai miliziani palestinesi, l’Ue e l’Onu restano prudenti e chiedono ulteriori indagini. “Le Nazioni Unite vorranno sicuramente condurre le proprie indagini” sul massacro all’ospedale di Gaza, “e dovrebbero essere fatte molto presto e molto rapidamente” è quanto dichiarato il sottosegretario generale Onu per gli affari umanitari, Martin Griffiths. Lo stesso ha precisa domanda dei cronisti della Cnn ha spiegato che le prove fornite finora da Israele “per me non sono sufficienti perché non mi occupo di giudicare abusi dei diritti umani e atrocità di quel tipo”.

Una nave della marina Usa ha abbattuto missili e droni lanciati dalle milizie Houthi nello Yemen

Intanto una nave della marina statunitense ha abbattuto missili e droni lanciati dalle milizie Houthi nello Yemen, si pensa contro Israele. Tre missili da crociera per attacco terrestre, ha reso noto il Pentagono, e diversi droni sono stati intercettati da un cacciatorpediniere, ha detto ai giornalisti un portavoce Usa. L’attacco era stato condotto dallo Yemen e “potenzialmente verso obiettivi in Israele”. La nave, USS Carney, stava pattugliando il Mar Rosso come parte di una presenza militare statunitense fortemente rafforzata ordinata dal presidente Biden per mantenere la stabilità in seguito alla guerra tra Israele e il gruppo militante di Hamas nella Striscia di Gaza.