No all’acquisto di novanta F-35. I 5 Stelle commissariano Guerini. Si teme che il Pd non voglia rinegoziare la commessa. I grillini insistono per far gestire la partita a Conte

“La nostra linea è chiara: sugli F-35 ci sarà necessariamente una rinegoziazione della commessa”. Il Movimento cinque stelle non è disposto ad aprire agli Stati Uniti d’America e a Donald Trump sui “caccia della discordia”. Il che vuol dire, in altre parole, che non acquisteremo i 90 aerei preventivati. E la precisazione – che arriva direttamente dagli ambienti pentastellati – è fondamentale per capire cosa sta accadendo tra Parlamento e Governo a riguardo e, soprattutto, tra i due nuovi alleati, Pd e Cinque stelle. A far scattare diversi esponenti di rilievo del Movimento è stato l’incontro dei giorni scorsi tra Giuseppe Conte e Mike Pompeo.

In quell’occasione, infatti, si sarebbe parlato anche di F-35, tema come si sa che sta molto a cuore (per ragioni economiche, più che militari) agli Stati Uniti. Secondo alcuni retroscena il presidente del Consiglio avrebbe garantito al braccio destro di Trump l’acquisto di tutti i 90 caccia. “Il che vorrebbe dire, secondo gli studi più attendibili, una spesa per i prossimi 30 anni di circa 50 miliardi”, fanno sapere dagli ambienti pentastellati. Ed è su questo spreco che tutti nel Movimento – da Luigi Di Maio in giù – sono convinti che quei soldi possano e debbano essere utilizzati in altri settori, specie in questo periodo.

Da qui i segnali lanciati da esponenti di rilievo pentastellati (a cominciare dal senatore Gianluca Ferrara, da sempre in prima linea sul tema) che hanno portato la stessa presidenza del Consiglio a chiarire che si sta lavorando in una solo direzione: rinegoziare la commessa. C’è, tuttavia, un timore che serpeggia all’interno del Movimento: cosa succederà ora con il Pd al Governo e, soprattutto, con Lorenzo Guerini ministro della Difesa?

IL CAMBIO DI PASSO. “I dem sugli F-35, a parte i soliti slogan, hanno sempre portato avanti un’idea totalmente diversa dalla nostra…”, vociferano alcuni parlamentari M5S. Ed è proprio questo timore che avrebbe portato direttamente Conte a farsi carico del delicato fascicolo sui caccia, “sottraendolo” alla Difesa. Anzi, secondo alcuni sarebbe stato proprio questo compromesso che avrebbe convinto Di Maio a “cedere” quel ministero al Pd. A Conte ora il difficile compito di mediare non solo tra Cinque stelle e Pd, ma anche tra interessi italiani e statunitensi in un periodo – dettaglio non secondario – assolutamente non facile visto il salasso dei dazi in arrivo sui prodotti europei.

Insomma, Giuseppi dovrà riuscire a far digerire agli Usa una rimodulazione della commessa senza inasprire i rapporti con l’amministrazione Usa guidata da Trump. Quale possa essere il nuovo “numero” dei caccia, è difficile dirlo. Ci sono, però, due certezze: l’Italia dovrà tenersi (con tutto quello che ne consegue) i 28 aerei tra quelli già in possesso e quelli già ordinati (o in parte pagati). Ma sugli altri 62 si può trattare senza rischio di penali, come qualcuno ha voluto far credere. “Bisogna uscire da questo buco nero inutile”, spiegano dal Movimento. Che sta già lavorando su nuove soluzioni. Più tecnologiche, più affidabili e soprattutto meno esose. La Difesa (e Guerini) è avvisata.