La Sveglia

No, non è un’esagerazione: a Gaza è in atto un genocidio

Oggi, una parte consistente della comunità scientifica è concorde: quanto avviene a Gaza soddisfa i criteri della Convenzione ONU del 1948.

No, non è un’esagerazione: a Gaza è in atto un genocidio

Nel dibattito su Gaza, c’è chi liquida la parola “genocidio” come un’esagerazione ideologica, “roba da ProPal”, accusa spacciata con la leggerezza arrogante di chi ignora o finge di ignorare il peso degli studi accademici. La realtà è opposta: la qualificazione di genocidio non nasce da slogan, ma da anni di analisi giuridica, studi sul genocidio e indagini indipendenti.

Oggi, una parte consistente della comunità scientifica è concorde: quanto avviene a Gaza soddisfa i criteri della Convenzione ONU del 1948. Lo affermano specialisti di livello internazionale come Raz Segal, che definisce il caso “da manuale di genocidio” e denuncia le “dichiarazioni apertamente genocide” dei vertici israeliani. Lo sostiene William Schabas, uno dei più cauti nel passato nell’applicare il termine, oggi convinto che “nulla di simile si sia visto nella storia recente”. Lo ribadisce Francesca Albanese, relatrice speciale ONU, documentando uccisioni di massa, fame usata come arma, distruzione sistematica di infrastrutture essenziali.

Il consenso non è solo accademico. Amnesty International, Human Rights Watch, 800 giuristi e oltre 40 esperti ONU parlano apertamente di genocidio o atti genocidi. Il Journal of Genocide Research ha pubblicato 25 articoli in cui gli studiosi convergono sulla stessa diagnosi.

Definire genocidio un genocidio non è un atto di militanza. È il dovere di chi osserva i fatti senza piegarli all’opportunità politica. E chi liquida tutto come propaganda dimostra solo il proprio disprezzo per il rigore della ricerca e per il diritto internazionale.