Toto nomine di Stato, per l’Eni spunta Massolo

di Maurizio Grosso

I nomi continuano a spuntare fuori come funghi dopo la pioggia. Del resto mancano pochi giorni a domenica. Sul finire della settimana, al netto di sorprese dell’ultima ora, il governo dovrebbe alzare il velo dalla rosa degli uomini che si apprestano a guidare le aziende di stato i cui cda sono in scadenza, gruppi quotati in borsa in primis. Mentre il governo di Matteo Renzi sta cercando di trovare la quadra, non sempre in perfetta sintonia con il ministero dell’economia guidato da Pier Carlo Padoan, le indiscrezioni rimbalzano a ritmo sempre più incalzante. Una di queste proietterebbe al vertice dell’Eni, in qualità di presidente, l’ambasciatore Giampiero Massolo, attuale direttore del Dis, ossia l’organismo di coordinamento dei servizi segreti. Chi propende per questa soluzione la ricollega alle parole dette qualche giorno fa dallo stesso Renzi, il quale in televisione ha parlato del Cane a sei zampe come di “un pezzo fondamentale della politica di intelligence”. Parole contestate, quelle del premier, che però per alcuni potrebbero essere lette come una sponda per l’approdo del capo del Dis al vertice dell’Eni.

Le strategie
C’è però anche chi fa notare come Massolo, il cui nome è stato rilanciato ieri da Dagospia, rappresenterebbe una soluzione particolarmente gradita agli ambienti berlusconiani, ai quali Renzi dovrà pur dare un segnale. L’ambasciatore, infatti, è considerato vicino a Gianni Letta, per anni il plenipotenziario di Berlusconi nella partita delle nomine. Continua a difendere la posizione l’attuale Ad Paolo Scaroni, anche se affinità si sono instaurate tra Renzi e l’amministrazione Usa guidata da Barack Obama, certo non da oggi scontenta dell’asse energetico Roma-Mosca costruito negli anni scorsi proprio da Scaroni. Per il posto di Ad del Cane a sei zampe gira ancora con insistenza il nome di Claudio Descalzi, manager interno ritenuto di fede “scaroniana”. Insomma, potrebbe essere questo il compromesso, sempre che dal cilindro non spunti fuori un profilo come quello di Stefano Cao, in passato già direttore generale per le esplorazioni Eni. Alternative per il posto di presidente del colosso petrolifero, dovesse non andare in porto l’opzione Massolo, potrebbero essere il banchiere (ex Goldman Sachs) Claudio Costamagna o l’ex numero uno di Intesa Sanpaolo Enrico Cucchiani . Certo la composizione del mosaico Eni non è facile, visti anchi i grandi rifiuti arrivati nelle scorse settimane da parte di Andrea Guerra (ad Luxottica), Vittorio Colao (numero uno Vodafone) e Lorenzo Simonelli (General Electric Oil & Gas)

Gli altri nodi
In Enel sembra aver chance di rimanere, almeno come presidente, l’attuale ad Fulvio Conti. Per il posto di ad invece si parla di Andrea Mangoni, oggi in Sorgenia ma non proprio in sintonia con la famiglia De Benedetti per quanto riguarda la gestione del colossale debito della società. Tra i papabili, però, ci sono anche Luigi Ferraris (responsabile finanza), Francesco Starace (ad Enel Green Power) e Andrea Brentan di Endesa (la controllata spagnola del gruppo elettrico). Per Starace si fa anche l’ipotesi di un approdo a Terna al posto dell’uscente Flavio Cattaneo. Dalle parti di Finmeccanica sono stabili le possibilità di una conferma alla presidenza dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, mentre appaiono più in discussione le chance dell’attuale ad Alessandro Panza, che potrebbe essere sostituito con Giuseppe Giordo (ad di Alenia) o Antonio Perfetti (ora al vertice del consorzio missilistico Mbda). In Poste Massimo Sarmi, secondo alcuni osservatori, potrebbe rimanere come presidente per garantire continuità in vista della quotazione del gruppo. Come Ad, a quel punto, potrebbe arrivare Monica Mondardini, oggi al gruppo L’Espresso. Alla finestra, però, c’è anche Francesco Caio, ex commissiario per l’Agenda digitale. Alla Consap sarà confermato Mauro Masi, ex dg della Rai che ha chiuso bilanci molto positivi, mentre è in uscita il presidente Andrea Monorchio.