Non c’è cambiamento senza legalità. Parla la capolista Cinque Stelle Todde: “Basta paradisi fiscali. Chi opera in Italia non paghi le tasse altrove”

Parola d’ordine: “Cambiamento”. In Italia come in Europa. Dove la capolista M5S nella circoscrizione Isole, Alessandra Todde, intende portare la battaglia per la tutela del Made in Italy. Ma anche quella per un fisco più equo.

Salvini ha proposto di abolire l’abuso d’ufficio poi virando sull’ipotesi di modificarlo. Lei cosa ne pensa?
“Su questo tema ribadisco che ‘Governo del Cambiamento’ significa fare leggi come lo Spazzacorrotti, che servono a ripulire le Istituzioni dal malaffare da cima a fondo e non a nascondere la polvere sotto il tappeto. Non scherziamo: abolire il reato che punisce l’abuso d’ufficio equivarrebbe a tornare indietro anni luce e gettare politica, uffici amministrativi e tribunali nel caos”.

Prima di rimettere le deleghe per presentarsi in Europa, lei era AD di Olidata, azienda che che lei stessa ha contribuito a ‘salvare’ dall’indebitamento e dalla sospensione dalla quotazione. A proposito di marchi storici, cosa avete in mente per rilanciare i prodotti d’eccellenza italiani?
“Promuovere le imprese e difendere quello che le stesse imprese producono; tutelare la qualità, l’eccellenza, la bontà. In una parola: il Made in Italy. Tra le nostre priorità ci sono: lotta alla contraffazione, concorrenza leale, promozione dei prodotti italiani originali. In Europa servono norme, ad esempio, che introducano l’obbligo di riportare in etichetta l’origine dei prodotti non agricoli”.

Equità fiscale, cosa significa per lei?
“Le multinazionali che lavorano in Italia devono pagare le tasse in Italia. Basta paradisi fiscali! Il fisco deve essere finalmente equo e le nostre proposte in questo senso sono chiare. Ne cito due tra tutte: contrasto alle pratiche fiscali dannose e introduzione dell’obbligo di rendicontazione pubblica, Paese per Paese, per tutte le multinazionali”.

Qual è l’idea di Europa che intendete portare a Bruxelles?
“Un’Europa dei cittadini e dei territori. Un’Europa dove i nostri ragazzi si sentano a casa, stando a casa loro. Io sono un’emigrata – quindi conosco bene questa condizione -, ma lotterò affinché i giovani vadano via dalla Sardegna, dalla Sicilia o dall’Italia per scelta e mai per necessità. La nostra è un’Europa che non spreca e che, al tempo stesso, non soffoca i cittadini con l’austerity; una dimensione dove fioriscono startup e infrastrutture tecnologiche, e dove innovazione è sinonimo di opportunità. Per tutti”.

Di Maio ha aperto alla convergenza con alcune forze europee. Crede che riuscirete a dare vita ad un nuovo gruppo parlamentare in sede Ue?
“Stiamo lavorando già da qualche tempo alla creazione di un nuovo gruppo che non sia né di destra né di sinistra. Alcune delle forze politiche che lo comporranno le abbiamo già annunciate, altre le renderemo note nei prossimi giorni; si tratta in ogni caso di soggetti che ricordano molto il MoVimento delle origini e con cui abbiamo condiviso una piattaforma di punti comuni. Se socialisti e popolari non avranno la maggioranza nel prossimo Parlamento europeo, diventeremo l’ago della bilancia”.

E con la Lega? Alleati in casa e nemici in Europa?
“Lo abbiamo sempre detto: esperienza di governo e campagna elettorale sono due dimensioni che non vanno confuse. Così come va tracciata una distinzione netta tra le scelte politiche in Europa del MoVimento e quelle della Lega. Le due identità sono molto diverse, e lo abbiamo visto su temi come il congresso di Verona. In Italia si devono realizzare tutti i punti del contratto (proprio due giorni fa Luigi Di Maio, assieme ai nostri ministri, ha presentato la ‘fase due’ del Governo). Votare MoVimento alle europee, d’altro canto, significa rafforzare l’unico argine possibile a nuovi ‘patti del Nazareno’ ed estremismi”.