Non c’è cura per i farmaci falsi. Il pericolo dilaga sul web. Un business che vale 25 volte più della droga

Il business dei farmaci falso vale 25 volte più della droga. E mancano le leggi per fermare il commercio sul web

Un fenomeno in netta espansione. Nonostante non sia quantificabile con certezza, nella sola Europa, secondo il Consiglio Ue, parliamo di un giro di denaro 25 volte superiore a quello delle sostanze stupefacenti. Parliamo dei farmaci contraffatti, un fenomeno dilagante, come detto, tanto che anche l’Organizzazione mondiale della Sanità ha parlato di un business, su base annua, cresciuto da 163 a 217 miliardi, che tocca anche il nostro Paese. Non è un caso che della questione si sia interessata anche la commissione parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della contraffazione, con un report dettagliato da cui emerge un quadro chiaroscurale di cui ora verrà messa al corrente anche la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, e di cui La Notizia è riuscita a venire in possesso. Perché se è vero che il nostro Paese, come riconosciuto dalla stessa commissione presieduta dall’onorevole Mario Catania, è dotato di strumenti all’avanguardia, è anche vero che ci sono margini e spazi in cui la criminalità (e non solo) è riuscita ad inserirsi.

Già, perché la contraffazione riguarda sia i farmaci tradizionali, ma anche e soprattutto i cosiddetti farmaci “lifestyle saving”, quelli cioè contro le disfunzioni erettili, quelli dimagranti o ancora gli steroidi. E il pericolo è ancora maggiore per “lo sviluppo del commercio di farmaci su internet”. La ragione? Semplice: questo business “prescinde dalla presentazione delle ricette mediche per l’acquisto ed apre un indiscriminato accesso ai farmaci, lasciando privi di ogni difesa gli acquirenti rispetto alle organizzazioni dedite al falso”. Non è un caso (dati Ocse) che più del 50% dei farmaci acquistati sul web siano contraffatti. Senza dimenticare, precisa ancora la relazione, che molto spesso per questo tipo di farmaci spesso si creano “intermediari” insospettabili, a cominciare dai sexy shop. Insomma, una rete vasta che si sta ingigantendo anche a casa di una normativa che presenta troppe falle. Che più di qualcosa non torni, d’altronde, è dato dal confronto tra due numeri. Se da una parte, infatti, risulta che su più di 18mila farmacie solo 368 abbiano chiesto di operare anche come farmacie online, è altrettanto vero che l’Italia figura al primo posto in Europa per l’acquisto di farmaci su internet.

Export senza freni – Manca controllo, dunque. Controllo che, tuttavia, latita anche su un altro aspetto, forse ancora più delicato: quello relativo ai farmacisti-grossisti. La legge, infatti, consente a chi possiede una farmacia di rivendere i prodotti ad altri, anche all’estero. Tutto lecito, insomma. Il problema però, spiega la commissione, sta nel fatto che tale possibilità “non è stata utilizzata solo per fornire le altre farmacie” ampliando l’offerta e il servizio sul territorio, ma anche “per cedere medicinali a grossisti esportatori o per inviarli direttamente all’estero in considerazione del loro prezzo vantaggioso”. Inevitabile poi che nascano fenomeni speculativi, dato che quello che emerge è una netta distinzione di costi tra i Paesi del Mediterraneo (su tutti, Italia, Spagna e Portogallo), dove i farmaci costano meno, e il Nord Europa (Germania ed Olanda in primis). Ma non è tutto: altro problema è che, non essendoci oggi l’obbligo di riconfezionamento di farmaci destinati all’estero, l’attuale sistema di tracciabilità non permette di seguire il percorso all’estero. Non è un caso che ben tre sentenze del Tar (Lazio, Campania e Sicilia), riconoscano i buchi normativi a riguardo.

In Italia, invece, è tutt’altra musica grazie alla tracciabilità col bollino ottico. Ma anche qui non mancano rilievi, a cominciare dalla non indelebilità del sistema messo a punto dalla Zecca dello Stato. Peraltro il bollino dovrebbe essere sostituito nei prossimi mesi dal “Data Matrix”, un sistema di alta tecnologia, molto simile al Qr Code, per omogeneizzare l’Unione europea e contrastare la contraffazione nei farmaci. Piccolo problema: non tutti i prodotti farmaceutici, ma solo i cosiddetti “risk-based” saranno soggetti al regime della Data Matrix. “Ciò determinerebbe – si legge nella relazione – un abbassamento della tutela in Italia che invece estende il sistema a bollino a tutti i farmaci”. Insomma, rischiamo di cambiare perché ce lo chiede l’Europa. Ma in peggio.

Tw: @CarmineGazzanni