Milano, torna Tangentopoli

di Sergio Patti

Quando La Notizia, più di un anno fa, iniziò a pubblicare una serie di inchieste sull’Expo di Milano, denunciando gli appetiti di faccendieri e malavita, ci beccammo la minaccia di un grosso studio legale. Smettetela di scrivere o sarà peggio per voi, ci intimavano, facendo presagire querele e richieste di giganteschi risarcimenti. Questo giornale invece è andato avanti, con nuovi capitoli di un libro che si vedeva lontano un miglio era stato già scritto. Nell’Italia in ginocchio, serviva un polmone di spesa pubblica per accontentare politici, grandi imprese, lobby e tutte le loro affamatissime clientele. Un libro che non poteva finire riecheggiando la vicenda di Tangentopoli, appena venti anni fa. Sempre a Milano, sempre con i soliti sistemi di corruzione, sempre con lo stesso sprezzo per i beni pubblici. Fiumi di soldi sottratti all’utilità comune per essere spartiti con i soliti noti.

Tutti i nomi
Un sistema sul quale questa volta la magistratura è stata in guardia sin da subito. E anche se le cordate interne al Palazzo di giustizia sono ormai allo scontro aperto, ieri sono partiti i primi ordini di arresto. Nel mirino sette nomi eccellenti. Angelo Paris, il potente direttore della pianificazione acquisti di Expo, Primo Greganti, storico esponente del Pci coinvolto pure in Mani Pulite, l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare Pdl Luigi Grillo, l’intermediario Sergio Catozzo e l’imprenditore Enrico Maltauro. Ai domiciliari Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, già arrestato per altre accuse solo pochi giorni fa. Per tutti questi l’accusa della Procura milanese è di turbativa d’asta e corruzione. Non è coinvolto in alcun modo invece l’amministratore delegato dell’Expo, Giuseppe Sala.

Appalti truccati
Come fu con Tangentopoli, al di là del clamore delle prime ordinanze di custodia cautelare in carcere, crea attesa l’evoluzione dell’inchiesta. Nelle carte al vaglio dei magistrati compaiono infatti molti nomi, a partire da Silvio Berlusconi, che non risulta comunque indagato. Tra queste carte ci sarebbero intercettazioni definite clamorose dagli inquirenti, e le prove dell’esistenza di una vera e propria cupola per condizionare gli appalti milionari dell’Expo. Un giro che si riuniva periodicamente a milano, nel noto circolo culturale Tommaso Moro, o a Roma. Tra gli appalti pilotati ci sarebbero quello per le case delle delegazioni straniere da ospitare all’Esposizione dell’anno prossimo e soprattutto il contestatissimo progetto sulle vie d’acqua (si veda La Notizia del 31 luglio scorso dal titolo decisamente esplicativo: “Nuove nubi sugli appalti Expo. Le mani della Maltauro sulle vie d’acqua. Il colosso vicentino coinvolto in più inchieste: da mani pulite all’Aquila, fino a Gheddafi”. L’annuncio di quanto sta avvenendo in queste ore. “Io vi do tutti gli appalti che volete, se favorite la mia carriera”, dice Paris in una delle intercettazione, chiedendo appoggi per avere nuovi incarichi. E in un’altra recentissima telefonata intercettata, Frigerio spinge per un intervento presso Roberto Maroni e Berlusconi proprio per raccomandare la nomina di Paris in Infrastrutture Lombarde spa subito dopo l’arresto di Rognoni. Il blitz, con 200 agenti della Guardia di finanza è stato disposto su richiesta dei pubblici ministeri Gittardi (pool antimafia) e D’Alessio (anticorruzione), coordinati da Ilda Boccassini e dallo stesso procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati.