Nuova maxiretata a Ostia. Dopo i Fasciani e gli Spada è la volta dei napoletani. La storia dell’ascesa del Barboncino che abbaia e morde

Guerra tra clan per il litorale. L’ascesa a Ostia del gruppo di Marco Esposito

Prima è toccato ai Fasciani, poi agli Spada e ora al gruppo criminale dei napoletani. Continua senza sosta, a suon di arresti, perquisizioni e sequestri, la battaglia che da mesi contrappone lo Stato alla malavita organizzata di Ostia. L’ultimo colpo inferto al crimine che da troppo tempo imperversa sul litorale romano, è stato quello ai danni dell’organizzazione criminale specializzata nello spaccio di stupefacenti e attiva in diverse regioni italiane. Tra Lazio, Campania, Toscana, Lombardia e Marche, infatti, sono state arrestate 42 persone per quella che appare come una delle organizzazioni criminali più strutturate e potenti della zona. Sequestrati anche beni e immobili, tra cui quattro appartamenti di pregio, sei automobili e alcune pistole, per un valore complessivo superiore ai due milioni di euro. L’organizzazione criminale smantellata ieri stava letteralmente colmando il vuoto lasciato dagli odiati rivali del clan Spada, decimati dagli arresti del gennaio scorso, invadendo le loro piazze di spaccio e aprendosi ad altri business criminali tra i quali la vendita di armi e il controllo delle sale slot. Il gruppo, suddiviso in 4 livelli gerarchici, vedeva al vertice il potente pregiudicato Salvatore Sibio, 75enne soprannominato “l’anziano” che in passato aveva fatto parte della Banda della Marranella. Sotto di lui e a comporre il secondo livello, i fedelissimi Alessandro Pignataro e Fabio Di Francesco, entrambi in passato vicini al clan dei Triassi che un tempo comandava sul litorale romano. Nel terzo livello delle ulteriori ramificazioni in cui trovavano posto ben tre sottobande, tutte dotate di notevole autonomia decisionale e con zone territoriali ben delineate ovvero Ostia centro, Ostia ponente e Acilia. Una di queste cosiddette batterie faceva capo al pericoloso e indomabile criminale Marco Esposito detto Barboncino (vedi articolo a pagina 9) anch’esso un tempo vicino al potente clan dei Triassi. Ai 42 arrestati, la Procura di Roma contesta, a seconda delle posizioni, reati che vanno dall’associazione armata finalizzata al traffico di droga, all’estorsione e al sequestro di persona.

In uno scherzo del destino, l’inchiesta che ha decapitato il nascente gruppo dei napoletani ha uno stretto legame con quella che ha azzerato il potere degli eterni rivali del clan Spada. Alla base di entrambe le indagini, infatti, le rivelazioni di due collaboratori di giustizia Michael Cardoni e di Tamara Ianni. Proprio quest’ultima e per via della sua scelta di aiutare i militari dell’Arma, lo scorso 3 ottobre è stata oggetto di un attentato con cui i criminali di Ostia intendevano tapparle la bocca. In quell’occasione, infatti, qualcuno aveva fatto detonare un ordigno artigianale sul balcone di casa dei suoi genitori. Ad ogni modo è anche grazie alle sue rivelazioni che il procuratore aggiunto Michele Prestipino della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma sta riuscendo, giorno dopo giorno, ad affrontare quella che appare sempre più una guerra di liberazione del litorale di Ostia.

Lo chiamano “Barboncino”, malgrado abbia un fisico imponente e sia considerato uno dei pregiudicati più pericolosi di intera Ostia, ma Marco Esposito a differenza del soprannome scelto è tutto meno che innocuo. Un nome da battaglia che ad alcuni può suonare buffo ma che non deve ingannare perché richiama il temperamento di questo tipo di cane tutt’altro che servizievole e prono alle altrui volontà, anzi fortemente improntato all’indipendenza e alla furbizia. In altre parole Esposito, quarantenne romano, anche dagli appartenenti al sottobosco criminale è da sempre considerato uno poco incline all’obbedienza. Poco conosciuto da chi vive al di fuori del litorale romano, però, Barboncino da molti anni è una presenza costante con cui tutti devono avere a che fare. Inizialmente legato a doppio taglio al clan gestito da don Carmine Fasciani, all’epoca vero e proprio boss di Ostia, proprio per il suo modo di agire veniva messo alla porta e allontanato dall’organizzazione. Ma Esposito ci sapeva fare e incassato lo smacco non si dava per vinto. Da quel giorno, infatti, iniziava ad avvicinarsi a tutti gli altri clan del litorale, prima i Triassi, quest’ultimi ritenuti gli eredi della Banda della Magliana e legati a Cosa Nostra, poi gli Spada da sempre vicini e subalterni ai Fasciani. Ma il suo fare esuberante presto o tardi finiva sempre per inimicarsi qualcuno e anche con il clan Spada le cose si misero male quando nel 2013 l’uomo, assieme ad alcuni suoi fedelissimi, iniziava un aperto conflitto con il clan. Una faida che dava luogo ad un odio, mai sopito, tra i due gruppi e che culminava con l’agguato del 15 luglio dello stesso anno davanti alla sala scommesse di via Casana a Ostia. Qui Barboncino, assieme a Fabio Di Francesco, affrontava a brutto muso ed esplodeva alcuni colpi di pistola all’indirizzo di Ottavio Spada, nipote del capoclan Carmine detto Romoletto, dopo essere stato accoltellato.

Con ormai i Fasciani messi fuorigioco dalla magistratura, Esposito a poco a poco si metteva in proprio e vedendo nuovi spazi d’azione, intensificava lo scontro con gli eterni rivali degli Spada a cui contendeva numerose piazze di spaccio. Una sfida aperta che appare evidente anche dal fatto che la sfera d’azione del neonato gruppo era principalmente localizzata nella zona di Nuova Ostia e a ridosso di Piazza Gasparri, quest’ultimo feudo del clan Spada. Attualmente Barboncino è ritenuto il vertice del gruppo denominato dei “napoletani”, così chiamati per una presunta parentela acquisita dal quaratenne con la famiglia dei Casalesi. Un gruppo specializzato, secondo i pubblici ministeri di Roma, nello spaccio di stupefacenti, nel controllo del territorio e nella vendita di armi alla malavita. Un gruppo che con la caduta dei propri rivali, a seguito della maxi operazione del 25 gennaio 2018 che ne ha decapitato il clan, ha tentato di prendere il controllo di Ostia lasciato ormai libero. In tal senso esisterebbero alcuni segnali ritenuti dagli inquirenti come un vero e proprio salto di qualità da parte della banda che, ormai priva di rivali, avrebbe iniziato a chiedere il pizzo ai commercianti invadendo il settore che, più di tutti, era stato gestito dagli Spada. Un dominio che sembrava ormai scontato e a portata di mano ma che, in questa epica battaglia, tutt’altro che conclusa e che ormai da mesi vede contrapposto lo Stato alla malavita locale, è stato interrotto con l’operazione di ieri.