Svolta nell’inchiesta sulla palazzina comprata da Armando Siri a Bresso. Da ieri nel fascicolo, tutt’ora a carico di ignoti, i pubblici ministeri di Milano hanno ipotizzato il reato di autoriciclaggio. La vicenda è quella che vede protagonista l’ex senatore della Lega che aveva acquistato l’immobile in provincia di Milano grazie a un mutuo sospetto da 585mila euro, acceso presso una banca di San Marino.
Ma i grattacapi per Siri non sono finiti. Il politico, infatti, è ancora indagato a Roma per corruzione in una tranche di una inchiesta della Dda di Palermo su Francesco Arata e Vito Nicastri, il re dell’eolico considerato tra i finanziatori della latitanza di Matteo Messina Denaro. Un’indagine che è costata a Siri il posto di sottosegretario alle Infrastrutture del governo di Giuseppe Conte.